La volpe | Prosa e racconti | Alessandro Moschini | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La volpe

Due giri di chiave. Giacomo sentì la serratura scattare poi tirò la porta verso di se per controllare che fosse chiusa bene. Erano le 3.25 di mattina ed aveva ancora le orecchie sature da una notte passata ad imprimere idee sul nastro e riascoltare. Unici amici erano stati i bobinoni BASF e una birra. L'uomo si chiuse il cancello alle spalle e percorse la discesa dirigendosi verso l'auto pensando che il giorno dopo sarebbe tornato allo studio per riascoltare con orecchie diverse, ripulite dalla saturazione. Era ancora immerso in questo pensiero che aveva già raggiunto l'auto. Sul cofano raggomitolato c'era un bellissimo gatto tigrato che balzò giù appena vide che l'uomo si avvicinava. Giacomo lo chiamò e tentò di accarezzarlo.
"Micio, vieni!!" lo esortò con il tono dolce della voce.
Lo guardò divertito mentre il gatto diffidente si nascose sotto la vettura. Giacomo sorrise poi salì in macchina. Prima di mettere in moto si assicurò che il gatto fosse uscito da sotto l'auto per evitare di schiacciarlo. Una volta che lo vide in mezzo alla strada mise in moto.
"Ciao micione!" disse dentro di sé e partì.
La serata era afosa e Giacomo guidava giù da Cozzile con i finestrini abbassati. Nello stereo girava un bellissimo cd di Chet Baker registrato dal vivo a Tokyo e dai finestrini arrivava forte il profumo dolce dei glicini che erano lungo la strada. Era rilassato e sereno Giacomo, con le dita che battevano sul bordo del volante a tenere il tempo del batterista.
All'improvviso l'uomo si trovò di fronte una volpe che dietro una curva stava attraversando la strada. Frenò di colpo non nascondendo una certa paura che subito cedette il passo allo stupore. La volpe era bellissima nel suo manto rosso. Era ferma in mezzo alla strada. I suoi occhi e quelli di Giacomo si incrociarono. Si guardarono un solo istante che parve infinito all'uomo. Sentì che erano due parti di una stessa esistenza, sempre in fuga da qualcosa, per tornare nel proprio nascondiglio al riparo da tutto e tutti. Entrambi frugavano l'uno nell'anima dell'altra, un po' diffidenti ma con rispetto.
Il dolcissimo momento fu interrotto dagli abbaglianti di un'altra macchina che stava giungendo dal basso. La volpe si girò impaurita ed agile si dileguò nel bosco. Giacomo la inseguì con gli occhi finché non riuscì più a scorgerla.
Con l'anima leggera ma in tumulto ingranò la marcia e ripartì. Arrivato vicino a casa si fermò al Bar Franco, un locale aperto tutta la notte di solito l'ultima tappa di chi non si vuole arrendere al sonno. Questo era il caso.
"Ciao Franco, come stai? Salutò Giacomo.
"Ciao Giacomo. Bene grazie e tu? Che ti do?" Rispose l'uomo.
"Un caffè basso al vetro grazie" disse Giacomo.
"Come mai ancora in giro a quest'ora? Dov'eri a far danni?"
"Da nessuna parte Franco, ero a registrare delle cose. Com'è andata la serata"
" Senza infamia e senza lode. Sai c'è stata poca gente ma è comprensibile. Sono tutti in ferie".
E mentre i due palavano Giacomo girava lentamente il caffè. Ad un tratto l'uomo che non riusciva a mandar via dalla sua testa l'immagine della volpe credendo di vedere sul fondo il volto dell'animale prima sgranò gli occhi sorpreso, poi scosse la testa e sorrise.
"Buonanotte Franco, a domani" disse Giacomo dirigendosi verso la porta.
"A domani Giacomo, 'notte".
 

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