Ci dissero che era malata e che un giorno il suo male l'avrebbe portata via, alla morte
Un pomeriggio di un buio autunno ci chiamarono, ci dissero di andare a casa di Amedeo, lì c'era anche Chicco. Entrammo nella cameretta di Amedeo su un lettino c'era seduto lui e su quello all 'angolo Chicco
Chicco aveva un fazzoletto di stoffa pieno di lacrime e altre gliene scendevano dal viso. Chicco ci guardò e ci disse : " ragazzi tenetela da conto la mamma perchè quando muore non c'è più "
Noi non sapevamo cosa dire, il nostro viso guardava per terra e le nostre labbra erano strette per il dolore. Non sapevamo cos'era la morte, non la conoscevamo, non sapevamo che potesse portarci via i nostri affetti senza chiedere nulla, non eravamo preparati.
La mamma di Chicco era una fata turchina, una di quelle fate dalla pelle chiara e i capelli neri, la sua voce era dolce come quella delle sirene, intorno a lei c'era un alone di dolcezza e la sua voce aveva sempre un tono gentile, anche quando con difficoltà doveva sgridare Chicco. A volte mi appropriavo della sua dolcezza quando in quei lunghi pomeriggi d'inverno Chicco mi invitava a casa sua e mia madre sembrava non tornasse mai dal lavoro. Mi gustavo quella casa fatata dalla dolcezza, quella casa dove c'era sempre una mamma a scandire il tempo con la sua premura
Non avevo mai trovato una mamma così gentile e quando Chicco rispondeva male mi veniva rabbia
Non riuscivo a credere che una mamma cosi premurosa potesse meritarsi un tono così aspro
Mentre pensavo a sua madre Chicco disse: " Andiamo su dalla mamma " . Chicco parlò come se lei fosse viva , come se fosse a casa ad aspettarlo in un giorno qualunque. Ma io sapevo che sua madre era morta che non c'era più . Facemmo le due rampe di scale che dividevano la casa di Amedeo da quella di Chicco, nella casa c'era tutto il palazzo. Loro
mi sembravano ancora più adulti, tutti tacevano e l' unico colore era il nero. Non ci fu permesso di entrare a vederla, fecero entrare solo Chicco. Fu l'ultima volta che vide sua madre. Lentamente la portarono nella piccola chiesa vicino casa, e da lì al cimitero
Nei giorni seguenti non potevo smettere di pensare a Chicco. Era come se quel pomeriggio d'autunno non fosse ancora finito. Come avrebbe fatto ora, chi avrebbe
accudito a lui ? Chi gli avrebbe preparato il pranzo dopo la scuola e chi la merenda?
La gente diceva che ora era il padre che doveva pensare a lui, e anche Massimo suo fratello maggiore. Sua nonna abitava lontano. Quella dolce dimora fatata divenne un freddo castello, un castello orfano della sua regina È vero mia madre lavorava ma la sera tornava da me e potevo stringerla e abbracciarla, ma Chicco no non poteva più farlo.
Da allora in poi le sue giornate erano sole, il padre doveva lavorare e il fratello per ovvie ragioni non poteva stare sempre con lui.
Qualche anno dopo morì anche Chicco, il gelo dell' asfalto se lo portò via.
Ma io penso che Chicco morì quel giorno, quello stesso giorno in cui sua madre morì .
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