Scritto da © giuseppe pittà - Gio, 08/03/2012 - 09:47
… ho voce di stranezza ad interrompere il canto della celebrazione in questo mio ottomarzo che solo sottopone a tortura nel tempo della fragilità e della violenza dei colpi che porto con perfetta precisione pugni chiusi o artigli pericolosi prepotenze dei mostri che ad arte ci vivono dentro e schiaffi di destrezza di questo volerti negare ogni respiro uccidendoti dentro senza alcuna pietà e dei giorni veloci fin troppo veloci di ieri che era soltanto sette e domani che sarà nove come ogni ora che arriva dove io stesso con i miei fratelli e amici e nemici perdoniamo quasi piangendo per le le nostre rivolte che dobbiamo perdonare sempre assolvendoci d’ogni peccato perché non è mai peccato colpire per la nostra più dolce vendetta di noi che poco comprendiamo dei vostri passi delle storie che chiamano all’affilatezza delle nostre unghie ai pugnali sempre pronti forse soltanto coltelli rubati alle cucine di noi ancora con troppi disastri nella testa e nel cuore di questi nostri occhi abituati alla guerra formati nei secoli per un compito da padrone nella giustizia d’essere sempre totalmente ingiusti al centro sempre e comunque dell’assassinio di un voler costruire la forza di una potenza estrema che mi permette di dominare che mi fa sovrano assoluto sulle mie terre e su tutto quello che sento muovere e che stento a vedere e qui nella follia di un altro giorno di conflitto e di fame compro mimose e rose rosse per colpire le piante e coprire le ferite che come ogni giorno riesco perfettamente a donare …
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