Scritto da © Anser - Gio, 13/01/2011 - 15:51
Rotte di navi tracciate.
Scampoli di naftalina
lungo il tropico del cancro
non importa se domani si farà burrasca.
No, non importa davvero
ridere o piangere. Cantare.
Sogni di ceramica appesi
ai muri scrostati, al fumo nero di ciminiera,
a questo mare di petrolio
dove il tempo si clona
in imperturbabili domani.
“Passami le sigarette, per cortesia”
chiedi tra un toast e la cocaina,
cantando cuccuruccucù paloma
con i seni al vento e un sorriso
incrociato al sapore dell’aurora.
“Fumare fa male alla costola del dolore”
ti rispondo annoiato masticando
ti rispondo annoiato masticando
parole sgangherate senza vocali.
E l’orizzonte si piega in avanti
sulla rotta per Valparaiso, là
al largo del dolore. Pellicani
goffi atterrano sul cassero di prua
con becchi gonfi di libri mai letti,
di frasi dimenticate, d’amori stentati.
“Che t’importa, se muoio oppure danzo
nuda alla scia di questa stronza luna”
ripeti fumando un sigaro di Chanel
mostrando il sedere al nostromo
troppo occupato a sfilettare meduse,
a riempire oblò di cruciverba afghani.
“Dovevi masturbarti di più da bambina”
rispondo ridendo con l’occhio sinistro
mentre osservo con distaccato cinismo
le stelle cadere, ad una ad una
in questo mare, in questo sale.
E la rotta piega sul meridiano di dio
dove i sogni sono memoria e canzone
“Scusa per il ritardo, ero distratta”
dici baciandomi la ruga sul sorriso
“Non importa, il mio orologio
non ha la lancetta degli anni”
rispondo noncurante e sicuro,
mentre la pioggia attorno
disegna arcobaleni di seta
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