Scritto da © Franco Pucci - Sab, 20/02/2010 - 11:54
Musicisti:
Grillo Camillo grillo canterino professore di violino.
Rino Saltamartino al mandolino
Rosetta Cavalletta alla trombetta
Gedeone Calabrone al trombone
MariaClara la Zanzara alla chitarra
Vespa Lucia alla batteria
Grillo Camillo grillo canterino professore di violino.
Rino Saltamartino al mandolino
Rosetta Cavalletta alla trombetta
Gedeone Calabrone al trombone
MariaClara la Zanzara alla chitarra
Vespa Lucia alla batteria
Voci:
Liala Cicala Soprano alla Scala
Pino Maggiolino Tenore sopraffino
Liala Cicala Soprano alla Scala
Pino Maggiolino Tenore sopraffino
Coro:
Rane e Raganelle
Rane e Raganelle
Pubblico in sala:
Flora e Fiorellino: una bimba col fratellino
Flora e Fiorellino: una bimba col fratellino
Quando nacquero, Flora e Fiorellino erano due bimbi così belli che i genitori decisero di chiamarli così perché erano un vero regalo della natura. La loro casetta era proprio alla periferia della città e piante e fiori crescevano nel giardino che la mamma curava con molto amore. Crescevano a vista d’occhio diventando ogni giorno più belli ma, purtroppo, più vanitosi e capricciosi tanto che alla sera non volevano andare a dormire e passavano le ore alla finestra aspettando il mattino, perché erano sicuri che durante il sonno una strega malvagia avrebbe rubato loro tutta la bellezza lasciandoli brutti come rospi. Così alla sera si sistemavano davanti alla finestra e, al chiarore della luna, scrutavano il cielo e per gioco contavano le stelle. Poi, stanchi di quel gioco, ne inventavano subito un altro: vinceva chi avrebbe catturato con le mani più lucciole, poi….ma si annoiavano, la notte era lunga e ogni tanto gli occhi si chiudevano per il sonno. Finché una sera Flora gridò tutta eccitata:<< Ho trovato, ci vorrebbe un po’ di musica per tenerci svegli. Potremmo usare la radio che è in soggiorno.>>Fiorellino si precipitò a prenderla ma non la trovò. In realtà il babbo l’aveva portata ad aggiustare, ma i bambini non lo sapevano. Così Flora e Fiorellino tornarono alla finestra più sconsolati di prima, mentre la luna faceva capolino da una nuvola passeggera. La tristezza e la noia erano così opprimenti che i due bimbi cominciarono a piangere dapprima sommessamente poi sempre più forte tanto che ad un certo punto singhiozzavano disperatamente. Questo pianto svegliò Camillo, il grillo che abitava nel prato dirimpetto la casa dei due bambini. Saltando saltando Camillo arrivò sotto la finestra di Flora e stropicciandosi ancora gli occhi per il gran sonno chiese: << Come mai piangete? Perché non tornate a dormire e lasciate tutti in pace? Siete proprio due bimbi impossibili…>> In realtà tutti nel prato circostante la casa dei genitori di Flora e Fiorellino conoscevano i capricci di quei due bimbi bellissimi e anche gli animali e gli insetti che lo abitavano li avevano in antipatia. Ma il singhiozzare accorato e ininterrotto mosse a compassione il grillo che, intenerito, chiese di nuovo con voce conciliante: <<Su, su, non fate così, ditemi perché piangete?>> Flora a quel punto si asciugò le lacrime e con voce ancora a mozziconi disse: <<Ci stavamo annoiando e così, per distrarci un po’, volevamo sentire un po’ di musica, ma non troviamo più la radio del babbo e….>> La bambina ricominciò a singhiozzare trascinando nel pianto anche Fiorellino che sino a quel punto era rimasto zitto e combatteva con il moccio che gli colava dal naso. Grillo Camillo non ci pensò su molto e rispose subito:<< Non preoccupatevi. Volete musica? E musica avrete, io sono un gran direttore d’orchestra, lo sapevate?>> I due bambini rimasero stupiti alle parole del Grillo poi Flora, che era la più grande e quindi la più furba (così pensava) disse con aria birichina, scoppiando improvvisamente in una risata argentina:<< Davvero? E cosa dirigeresti? Un coro di vermi muti? AhAhAh!>> Alla risata si unì anche Fiorellino che nel frattempo aveva vinto la sua battaglia con il nasino ed il moccio. <<Siete proprio due bimbi impossibili – disse il grillo- comunque voglio dimostrarvi che non dico bugie, aspettate e vedrete!>> Così dicendo con quattro salti si allontanò dal davanzale della finestra e si diresse nel boschetto che era in fondo al prato. Giunto sotto il grande fungo dal cappello rosso a pallini bianchi bussò alla porticina che introduceva alla sede della “Filarmonica del Bosco”. Lì si ritrovavano tutti i musicisti del bosco per suonare insieme e provare nuove melodie, studiare canto, ecc. C’era Rino Saltamartino, professore di violino che puntualmente provava il suo strumento deliziando le orecchie di tutti..Anche la trombetta di Rosetta la Cavalletta emetteva lunghi e strazianti suoni durante le prove. Per non parlare del trombone di Gedeone il Calabrone! La zanzara Maria Clara con la chitarra e Vespa Lucia alla batteria invece provavano sempre assieme i pezzi. In una saletta adiacente Liala Cicala il soprano e Pino Maggiolino il tenore provavano la voce in un continuo alternarsi di duetti. Grillo Camillo aprì la porta, entrò e la sua presenza bastò a zittire tutti suoni, le voci e i..rumori che fino a quel momento avevano riempito la sede. Camillo chiamò tutti i musicisti intorno a se e disse: <<Cari amici, dobbiamo subito organizzare un bel concertino per quei due bimbi capricciosissimi che abitano al limitare del prato. Li conoscete anche voi, nevvero? Loro negano che io sia un direttore d’orchestra! Bene, suoneremo uno dei nostri pezzi migliori che abbiamo in repertorio: la “Serenata per la Fata Addormentata” che ne dite?>> Tutti si mostrarono entusiasti all’idea di poter dare una lezione a quei due mocciosi, così si organizzarono per andare subito a suonare, tanto il pezzo lo conoscevano a menadito, lo avevano suonato migliaia di volte… Uscirono dalle stanze della Filarmonica e si diressero verso la casa di Flora e di suo fratello. Strada facendo passarono vicino alla fontana che era nel mezzo del prato e dissero alle quattro rane che la popolavano di tenersi pronte per il coro della Serenata. Anche loro la conoscevano molto bene, avendola accompagnata molto spesso. Giunti davanti alla casa di Flora Grillo Camillo saltò sul davanzale della finestra e picchiettando con le zampette sul vetro attirò l’attenzione dei due bambini. Flora allora si alzò dal lettino e corse alla finestra, attirata da quel rumore insolito. Potete immaginare la sua sorpresa quando, aprendo le ante si trovò schierata, sul davanzale l’orchestra di Grillo Camillo il quale disse con sussiego: <<Eccoci qua, bimba dubbiosa, ti presento l’orchestra della “Filarmonica del Bosco” che eseguirà per te e per quella piccola peste del tuo fratellino uno dei nostri successi che va per la maggiore: la “Serenata per la Fata Addormentata” non ci aspettavi, vero?>> Flora rimase a bocca aperta mentre Fiorellino saliva sullo sgabello per vedere meglio quello spettacolo insolito. Camillo batté con la zampetta sul marmo del davanzale e..un, e due, e tre, e quattro! L’orchestrina incominciò a suonare, Liala Cicala attaccò il pezzo duettando divinamente con Pino Maggiolino il quale, tenore sopraffino, interpretava al meglio la serenata. Tutta l’orchestra era ispirata, il coro delle rane in lontananza accompagnava con discrezione quella melodiosa canzone. Grillo Camillo dirigeva con maestria e una musica dolcissima si diffondeva tutto intorno. Flora e Camillo, affascinati ed increduli ascoltavano quella meravigliosa musica e piano piano la loro tristezza spariva. Gli occhi dei due bimbi si chiudevano per il sonno e, mentre la musica continuava dolcissima, lentamente si infilarono nei loro lettini. Si addormentarono così, col sorriso sulle labbra, sognando di essere a teatro, in prima fila, ad assistere ad un meraviglioso spettacolo: sul palco la Fata Addormentata dormiva beata nel suo letto fatto di foglie e di rami fioriti, mentre tutto intorno elfi, gnomi, folletti e animali del bosco facevano girotondo. Nella buca dell’orchestra Grillo Camillo dirigeva da par suo la Filarmonica del Bosco e Liala Cicala con Pino Maggiolino intonavano arie dolcissime. Le quattro rane nella fontane accompagnavano ritmanti la serenata. Flora e Fiorellino non poterono fare ameno di applaudire tanta bravura. Grillo Camillo si voltò e, inchinandosi fece loro l’occhiolino.
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