L'odore di terra bagnata avanzava, facendosi sempre più pungente.
Il capo della tribù osservava il cielo attraverso i suoi occhi neri e profondi, dipinti sul viso dai solchi delle rughe, le quali infondevano alla sua espressione sapienza e saggezza.
Prese una foglia da terra, ne tastò la consistenza e la passò sotto al naso per sentirne il profumo, poi si chinò al suolo e con accuratezza sfiorò con due dita la terra rossa, scoprendola già umida e pronta ad accogliere la pioggia.
Alzò lo sguardo e vide all'orizzonte e sul suo capo l'incessante cammino delle nuvole. Come polvere mossa da cavalli, esse spumeggiavano nel cielo, facendosi sempre più scure, più nere. Qualche volta, un timido raggio di sole penetrava la coltre nebbiosa e raggiungeva il suolo, ma quel gesto disperato era solo un pianto di luce destinato ad essere inghiottito e messo a tacere dalle nubi e dal vento.
Il Grande Capo, dalla testa coronata di piume, rimase fermo, chiuse gli occhi e respirò il soffio della Terra. La sentì dentro di sè, la vide, la conobbe tutta.
Il suo grande spirito si riempì dei suoi colori e delle sue creature ed esplose nel tuono che preannunciava la tempesta.
Immagine dal web
Alexis
17.07.2009
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