Scritto da © giuseppe pittà - Dom, 28/02/2016 - 13:08
Di rosso in rosso (guardando la scia che ci portiamo appresso, rimbalzando, oggi, da un’onda all’altra, per costruire il sogno del nostro tempo)
sfiorano
tutte le prospettive dei
miei cieli
e perfino la geometrica considerazione dei
pensieri più corretti
la sfrontata curvatura dei
tuoi seni
in un confronto quasi spinto alle
massime potenze
nell’energia di un posto centrale insieme alle
altre tue meravigliose meraviglie
così ho certa cognizione di
appartenere ad un mondo parallelo
dove le storie si vanno completando di
ottimi appetiti
nei giochi di portate
che si presentano colorate a fiamme
nelle orbite dei nostri pianeti
che muovono in altre galassie solo nostre
dove pure le stelle sembrano simili a
queste nostre della normalità delle notti ma
non lo sono
per un unico e semplice motivo
vivendo di nostra concreta appartenenza
soltanto trecentosessantacinque giorni e
sempre molti di più
ed è tutto questo un soffio di
profumo del tempo
quando senza costruire di
calcoli ci facciamo abitatori della
capacità dei ritrovamenti
a volte di pochi secondi
altri di intere annualità
tra le concordie e le discordie delle
circostanze
dove scontiamo comunque nella
gioia quotidiana le fragilità del la
modernità
e tornano così nei sogni e nelle
proposte della fantasia le
abili funzioni delle strade dei corpi e
i loro sorrisi
mostrando nella concretezza delle azioni il
getto mai finale di
una luce davvero abbagliante
che ci racconta di vero sentimento
perché non è mai tutto solo di
curve e profondità ma anche e soprattutto di
questo piccolo vuoto
che individui sempre posizionato sotto il
cuore e nelle vicinanze della punta dello sterno
e questo piccolo persistente dolore
che senti nei giorni di fuoco
esattamente nei luoghi d’assoluto dominio del
ventre
ed è questo che fa respirare l’aria del sole
l’infinita fragranza
che riporta ai torrenti spensierati di
questa odierna nostra giovinezza
ora intanto tornano i fenomeni della
spinta propulsiva
quelli che esplodono nella chimica dei
giochi di voluttà degli
sguardi a forma di trame eccitanti al
gesto dell’aspettativa a trovarti del
privilegiare nella mente e nel cuore di
ogni sfumatura di rosso
da quel dipingere le
voraci tentazioni del corpo
nella geometria perfetta di stile delle labbra nella
pur pericolosa tentazione delle unghie nel
gesto comunque di colpire a ferire ma
sempre nel tentativo di accrescere la
dimensione esatta del sentire
come ora adesso che le pieghe si
predispongono ad accogliere ogni dolcezza da
questa pelle rivestita da nero e rosso nei
conflitti di una passione
che richiede soltanto alleanze
nei gesti semplici ma
perfino tanto più complessi
di una lunghissima carezza
che ne accoglie mille
lungo tutta la lunghezza delle tue
gambe
che spuntano come folgori di
richiamo dall’orlo sapiente di una
visione complessiva
da dove mi vado abbandonando nei
palpiti di un sempre più morbido concerto
mentre dall’angolo acuto della
più difficile costruzione poetica
so per certezza assoluta che
voglio rispettare la direzione della
strada
invocando l’inclinazione della
mia complessità di pensiero
ad ascoltare la più serena consistenza dello
spirito
che dalla profondità dei miei baratri
sussurra urlando la magia di
irriconoscibili concetti
dove senza dubbio alcuno
si lega alla fusione complessiva della storia al
centro del più potente tra i pensieri dove
assolutamente
non potrei fare a meno di te
sfiorano
tutte le prospettive dei
miei cieli
e perfino la geometrica considerazione dei
pensieri più corretti
la sfrontata curvatura dei
tuoi seni
in un confronto quasi spinto alle
massime potenze
nell’energia di un posto centrale insieme alle
altre tue meravigliose meraviglie
così ho certa cognizione di
appartenere ad un mondo parallelo
dove le storie si vanno completando di
ottimi appetiti
nei giochi di portate
che si presentano colorate a fiamme
nelle orbite dei nostri pianeti
che muovono in altre galassie solo nostre
dove pure le stelle sembrano simili a
queste nostre della normalità delle notti ma
non lo sono
per un unico e semplice motivo
vivendo di nostra concreta appartenenza
soltanto trecentosessantacinque giorni e
sempre molti di più
ed è tutto questo un soffio di
profumo del tempo
quando senza costruire di
calcoli ci facciamo abitatori della
capacità dei ritrovamenti
a volte di pochi secondi
altri di intere annualità
tra le concordie e le discordie delle
circostanze
dove scontiamo comunque nella
gioia quotidiana le fragilità del la
modernità
e tornano così nei sogni e nelle
proposte della fantasia le
abili funzioni delle strade dei corpi e
i loro sorrisi
mostrando nella concretezza delle azioni il
getto mai finale di
una luce davvero abbagliante
che ci racconta di vero sentimento
perché non è mai tutto solo di
curve e profondità ma anche e soprattutto di
questo piccolo vuoto
che individui sempre posizionato sotto il
cuore e nelle vicinanze della punta dello sterno
e questo piccolo persistente dolore
che senti nei giorni di fuoco
esattamente nei luoghi d’assoluto dominio del
ventre
ed è questo che fa respirare l’aria del sole
l’infinita fragranza
che riporta ai torrenti spensierati di
questa odierna nostra giovinezza
ora intanto tornano i fenomeni della
spinta propulsiva
quelli che esplodono nella chimica dei
giochi di voluttà degli
sguardi a forma di trame eccitanti al
gesto dell’aspettativa a trovarti del
privilegiare nella mente e nel cuore di
ogni sfumatura di rosso
da quel dipingere le
voraci tentazioni del corpo
nella geometria perfetta di stile delle labbra nella
pur pericolosa tentazione delle unghie nel
gesto comunque di colpire a ferire ma
sempre nel tentativo di accrescere la
dimensione esatta del sentire
come ora adesso che le pieghe si
predispongono ad accogliere ogni dolcezza da
questa pelle rivestita da nero e rosso nei
conflitti di una passione
che richiede soltanto alleanze
nei gesti semplici ma
perfino tanto più complessi
di una lunghissima carezza
che ne accoglie mille
lungo tutta la lunghezza delle tue
gambe
che spuntano come folgori di
richiamo dall’orlo sapiente di una
visione complessiva
da dove mi vado abbandonando nei
palpiti di un sempre più morbido concerto
mentre dall’angolo acuto della
più difficile costruzione poetica
so per certezza assoluta che
voglio rispettare la direzione della
strada
invocando l’inclinazione della
mia complessità di pensiero
ad ascoltare la più serena consistenza dello
spirito
che dalla profondità dei miei baratri
sussurra urlando la magia di
irriconoscibili concetti
dove senza dubbio alcuno
si lega alla fusione complessiva della storia al
centro del più potente tra i pensieri dove
assolutamente
non potrei fare a meno di te
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