Scritto da © Giovanni Perri - Ven, 29/01/2016 - 08:55
ti prendo ai fianchi
alla testa ti prendo alla parola
se la mastichi e
ti prendo alle gengive
con i miei quattro cani ti prendo
con la lingua
con la matita appuntita
ti appunto e ti virgolo
da destra a sinistra e ti creo
uno spazio
vuoto e una vertigine
ti arredo
e ti tocco
mia ora
mio cucù erotico
mio comodino
che mi accomodi e mi scomodi
e mi regoli
mio eretico scolpito in lettere di marzo e di febbraio
e ti piovo ovunque
e ti allago
mio appennino
esotico ex- ottico erratico e tutte
mi faccio piovere
le colpe
dei padri e delle madri
e ci ricamo un tarlo
e ci ricavo una pena
con i miei tanti occhi ogni occhio una parola ogni parola un fuoco
e ti sollevo
che ti sono gatto e carezza
ogni carezza un salto
e ti prendo ai fianchi
mia penna mio orecchino
e ti segno e ti sogno mio cucù
mio lavandino
di vetro
che tagli
e togli
ogni vuoto un argine
ogni ferita
una voragine
ogni poesia
uno specchio
senza immagine
alla testa ti prendo alla parola
se la mastichi e
ti prendo alle gengive
con i miei quattro cani ti prendo
con la lingua
con la matita appuntita
ti appunto e ti virgolo
da destra a sinistra e ti creo
uno spazio
vuoto e una vertigine
ti arredo
e ti tocco
mia ora
mio cucù erotico
mio comodino
che mi accomodi e mi scomodi
e mi regoli
mio eretico scolpito in lettere di marzo e di febbraio
e ti piovo ovunque
e ti allago
mio appennino
esotico ex- ottico erratico e tutte
mi faccio piovere
le colpe
dei padri e delle madri
e ci ricamo un tarlo
e ci ricavo una pena
con i miei tanti occhi ogni occhio una parola ogni parola un fuoco
e ti sollevo
che ti sono gatto e carezza
ogni carezza un salto
e ti prendo ai fianchi
mia penna mio orecchino
e ti segno e ti sogno mio cucù
mio lavandino
di vetro
che tagli
e togli
ogni vuoto un argine
ogni ferita
una voragine
ogni poesia
uno specchio
senza immagine
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