Scritto da © Franco Pucci - Mer, 13/06/2012 - 16:40
[con passo sfrontato attraverso l’incerto tratturo
e supero il dosso che divide il sogno dal surreale
dai lati dell’onirico paesaggio il verde malato
occhieggia con sguardo mefitico il mio incedere]
-avrebbe potuto essere un grande amore,
ma il corrucciarsi del terreno separava
due anime così diverse parimenti velenose-
lui “Pan di Serpe”
ingannevole tentatore
incredibile nel frutto color di zafferano acceso
si ergeva turgido sul suo stelo variegato
con foglie intrecciate ammiccava l’amplesso
lei “Fior di Fiele”
perenne icona del fervore
splendido fiore della passione dominava altera
mentre offriva al cielo i suoi stami, la corolla
pareva blasfemo connubio di sacro e profano
nutrono nella bellezza
il sottile veleno dell’amore
-non s’incontrarono mai ciascuno curò,
concedendo il suo veleno alla sapienza antica,
in giusta misura la cagionevolezza umana-
[superato il dosso del sogno e della metafora
nello stupore dell’inusuale e sfrontata bellezza
colgo il monito che la natura cela ai superbi,
l’amore è veleno nelle mani degli improvvidi]
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