Scritto da © Franco Pucci - Ven, 10/10/2014 - 13:26
Paese mio piccolo capolavoro della natura
-pasticciera innamorata del pan di spagna-
adagiato su un letto blu mare dolce/salato
zuppo sino al midollo di rivoli d’anarchia.
Spolverato con maestria di torri e campanili
-mille e più artefatti di malleabile cioccolata-
irosi o sorridenti nella loro fragile pastafrolla
vivi nell’eterna compiacenza degli smemorati.
Aita! Aita!
Stupisci ciclicamente della tua innata ignavia
e stupri con famelici bocconi il dolce indebito
-maledici Giove Pluvio dimentico del rossore-
che continuamente ammanta la tua ingordigia.
Aita! Aita!
S’alzano grida, ipocrite simulacri dello scempio
insultano la mia angoscia lo sconcerto m’assale
-è un déjà-vu doloroso che fatico ad assimilare-
né mi sono di conforto le rughe di anni innevati.
Povero Paese mio, divorato da omuncoli obesi
pasticcieri ingrassati dall’oblio e acquiescenza.
Aita! Aita! Ma ormai è tardi…?
-pasticciera innamorata del pan di spagna-
adagiato su un letto blu mare dolce/salato
zuppo sino al midollo di rivoli d’anarchia.
Spolverato con maestria di torri e campanili
-mille e più artefatti di malleabile cioccolata-
irosi o sorridenti nella loro fragile pastafrolla
vivi nell’eterna compiacenza degli smemorati.
Aita! Aita!
Stupisci ciclicamente della tua innata ignavia
e stupri con famelici bocconi il dolce indebito
-maledici Giove Pluvio dimentico del rossore-
che continuamente ammanta la tua ingordigia.
Aita! Aita!
S’alzano grida, ipocrite simulacri dello scempio
insultano la mia angoscia lo sconcerto m’assale
-è un déjà-vu doloroso che fatico ad assimilare-
né mi sono di conforto le rughe di anni innevati.
Povero Paese mio, divorato da omuncoli obesi
pasticcieri ingrassati dall’oblio e acquiescenza.
Aita! Aita! Ma ormai è tardi…?
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