La Musa epatologa | Poesia | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La Musa epatologa

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Se avverti astenia

con stipsi e dispepsia,

a parte l'ipocondria,

hai certo un'epatopatia

e necessita un'ecografia.

Vedo un fegato brillante

di qualità scadente,

presenta steatosi,

retaggio degli obesi e

condanna dei golosi,

e con un parenchima grasso

ti conviene andare a spasso

per scongiurar con il movimento

una falsa partenza

per insulino resistenza.

Si chiama steatoepatite,

subdola patologia

che il fegato ti mina e,

senza bere vino,

ti ritrovi la fibrosi

con l'aspetto tissutale

ancor più evidente

per noduli di rigenerazione

senza più demarcazione

del profilo epatico.

L'insulto alla fibrosi

che genera la cirrosi

nasce da uno screzio di proteine

e, tra endotelina e angiotensina,

ci si mettono le citochine

che stimolano le stellate

a produrre la prolina

con deposito di collagene.

Si chiudono le finestre vasali,

aumentano le resistenze portali

ma senza più spazi vitali

il sangue inverte il suo corso

e per collaterali percorsi

raggiunge il sistemico flusso.

Non più deaminato,

con il carico ammoniacale

non depurato,

obnubila il neurone

sulla scala dell'incoscienza,

inversa a quella della conoscenza,

tanto da farti apparir

dapprima come un deficiente

ma poi diventi un incosciente

e di grado in grado,

passando per quattro stadi,

dalla confusione mentale

al torpore al sopore

arrivi a un respiro nauseabondo

ma sei in coma profondo.

Questa buia encefalopatia

nasce da uno screzio

tra valina e tiroxina

con un eccesso di glutamina,

sempre in tema di proteine,

secrete dall'epatocita

nello spazio di Disse,

a partir dall'albumina

per l'omeostasi vitale

in virtù dell'equilibrio osmotico

dalla pressione oncotica.

Risalendo alle origini,

la fucina epatica si sviluppa

da una sacca aneurismatica

dell'intestino primitivo e

presenta struttura spugnosa

grazie ad un'impalcatura fibrosa

dai rami della glissoniana,

corazza in ferratura

che dà al fegato

una solida architettura,

dove ad arte si intercalano

lamine cellulari

e lacune vascolari

a formare l'unità lobulare,

piramidi esagonali che

tra lor si giustappongono

a delimitar gli spazi portali.

In questi veri crocevia,

zone di passaggio,

decorrono fluidi vitali

di variopinto miraggio,

dal vivo rossastro

allo spento bluastro

al giallo verdastro,

e da qui parte, ahimè,

l'aggressione fibrotica

se vien meno la limitante,

filiera di epatociti

a presidio della struttura,

che trasforma un'epatopatia

in una grave patologia.

Allora con l'albumina che scende,

l'ammonio che sale

e la bile che aumenta,

trasuda liquido ascitico

per squilibrio osmotico,

indi c'è il rischio emorragico

di poi il quadro encefalopatico

ed infin il giallo itterico

completa il panorama tipico

di una malattia indecente

che ti deturpa il fisico

e ti debilita la mente.

Questo strano percorso

mi è venuto addirittura in versi

perché lo conosco a menadito

dopo esser rinsavito

dalla follie epatiche...

“nel rinvenir alla vita

mi diagnosticai una falla

che tra pensieri folli

la mente mi spegnea”...

grazie alle ispirate fantasie

di una Musa epatologa.

 

 

 

 

 

 

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