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Canto di un ubriaco errante in strada

 
Siano benedetti i balconi quando piove
e con la incessante supremazia del sole
sulla pelle. Sia benedetto chi li mette
in cinta, chi si sporge e non ti fa pensare.
Sia riconosciuto santo il pensile,
lo spiovente che protegge e la loggia
che ti mantiene tra le stelle. Sono dabbasso,
e tu affacciata debutti da galassia. Lungo le mani
le mani a lungo, verso l’alto il verso alto:
poiché tu, lassù sul mio capo, illumini
questa notte d'un tale splendore
quale potrebbe riversarlo un alato messaggero
del cielo negli sguardi stupiti dei mortali.
Sia lode al balcone, membro della casa,
figlio della trave e del pilastro; celebro il rito
della gonna: occhi come rampicanti
sulle due colonne di luce fino al mio pianeta.
Ci accompagni per sempre la sua mezzeria,
piantata sul capo, compatibile con l’uscita
dal parrucchiere, non con il cappello. Dichiaro
decaduti i grattacieli dai miei desideri, perchè
se è vero che si alzano prepotenti,
impediscono alle nebulose di uscire in segreto.
 

In corsivo: William Shakespeare, da Romeo e Giulietta, in I capolavori, Einaudi

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