Scritto da © Ezio Falcomer - Ven, 01/02/2019 - 09:15
Caffè di metà giornata.
I papaveri hanno parlato
col loro rosso di pazzo vento.
E i miei morti mi hanno ricordato.
La casa è satura di solitudine e spazzatura.
Gli aquiloni invisibili
riposano nel blu della mia mente.
La mia mente appesa a un chiodo
o promemoria giallo appiccicato al tavolo.
La mia mente emaciata,
livida di pomeriggi sui treni
e di violenze verbali senza difesa.
Solo il divino, ormai, è cibo ragionevole.
Solo le rotaie oggetto degno di contemplazione.
E i treni lanciati, con la loro violenza austera,
spazzano via le patologiche speranze
per essere puro metallo veloce e allucinato,
futurista, ma anche ascetico.
I miei tessuti adiposi colano silenzio
e grondano di colori impossibili.
Sparsi passeri dementi
cantano l'infinito.
I papaveri hanno parlato
col loro rosso di pazzo vento.
E i miei morti mi hanno ricordato.
La casa è satura di solitudine e spazzatura.
Gli aquiloni invisibili
riposano nel blu della mia mente.
La mia mente appesa a un chiodo
o promemoria giallo appiccicato al tavolo.
La mia mente emaciata,
livida di pomeriggi sui treni
e di violenze verbali senza difesa.
Solo il divino, ormai, è cibo ragionevole.
Solo le rotaie oggetto degno di contemplazione.
E i treni lanciati, con la loro violenza austera,
spazzano via le patologiche speranze
per essere puro metallo veloce e allucinato,
futurista, ma anche ascetico.
I miei tessuti adiposi colano silenzio
e grondano di colori impossibili.
Sparsi passeri dementi
cantano l'infinito.
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