Scritto da © Amantine Aurore - Lun, 31/01/2011 - 18:12
Durante la notte era scesa tantissima neve e l'isba era quasi sommersa. Sul tetto solo spuntavano i fianchi del grande camino di sasso che inalberava un grande cappello di cuoco..Una fiaba per bambini e leprotti che sgranano gli occhi sognando di trolls e slitte volanti agganciate a due coppie di renne muschiate.
Nel bosco regnava il silenzio ,un cappotto di bianco smagliante piegava più in basso i rami degli abeti e dei pini silvestri come vecchi imbiancati dal troppo cammino- Aurore si era i svegliata in quell’alba rosata particolarmente frizzante. Era scesa in cucina e, con calma, aveva svitato la moka per riempirla fino all’orlo di nero caffè . Poi, acceso il fornello, in attesa il gorgoglio spandesse nell’aria il suo aroma tostato,aveva predisposto in un piatto,su una piccola stuoia di vimini intrecciata, le due metà della rondella di pane di segale,una coppetta di vetro ricolma della sua confettura preferita,mirtillo nero, e quel tanto diburro che le bastava – Manca solo il latte- pensò .Si avvicinò alla rastrelliera sul muro, staccò dal gancio una casseruola di rame , versò una tazza di latte e lo mise a scaldare sul fuoco.
Una buona colazione era essenziale,...doveva immagazzinare calore per uscire là fuori a camminare.-Le piaceva la domenica, indugiare nel far colazione, ma quel giorno si diede una mossa ,raccolse veloce guanti e berretto ,si infilò i pantavento, poi la giacca di caldo piumino ed eccola fuori a sfidare l’inverno. Sfavillava la neve in quel terso mattino mentre lei sull'uscio di sasso agganciava ai sui piedi le nuove racchette da neve anticipo di Babbo Natale. Che tiro birbone le aveva fatto il vecchio burlone!
Sapeva del suo dolce poltrire e quanto amasse impigrirsi acciambellata nel caldo tepore davanti al camino e sognare di lunghe discese solitarie sui pendii innevati mentre allungava i suoi piedi più vicini alla fiamma.
-Una sferzata di freddo sulle gote la riscosse da ogni pensiero e quell’aria pungente di ghiaccio le risvegliò ogni senso sopito- Amantine, si curvò,agganciò le cinghie alle caviglie con cura poi rimise i guanti sulle mani già intorpidite, impugno i sottili bastoni e si avviò decisa.
Il primo tratto di strada era quasi un sentiero semi nascosto nel bosco ..Lei si apriva il cammino su uno strato di neve fresca che scintillava diamanti, le racchette si immergevano fin quasi alla caviglie poi, col peso ,si fissava l’impronta..Un passo dietro l’altro procedeva in silenzio solo si udiva quel rumore particolare che le scendeva ogni volta giù per la schiena come corposità bianca e fredda –
Percepire quello “ scrascc” significa compenetrarsi dell’essenza di quel suono vergine, che solo si dà quando la si comprime la prima volta.
Ogni tanto urtava col braccio i rami appesantiti dal bianco e allora era un pioverle addosso una doccia sottile di trine preziose. Che cosa pensava Aurore?..Nulla, solo rideva di quella spolverata di bianco.
Camminare in montagna svuota la mente- Aurore sentiva il suo corpo ,le gambe le braccia ritmare l’andare,il suo fiato,piu caldo condensarsi in gocciole intorno alla sciarpa, respirava profondo, comminava e sentiva il suo passo dentro la neve fondersi nel bianco mentre lei diventava un ricamo di neve.
Ogni tanto si fermava a guardare una cima ,un crinale stagliarsi più bianco nell’azzurro perfetto del cielo.Le brillavano gli occhi e una gioia calma le scendeva di dentro.
Il passo in montagna ha un procedere lento, si va senza una meta precisa, gettando lo sguardo qua e là ed è facile perdere il senso del tempo…
Cammina e cammina,Aurore si ritrovò in una radura a metà della torbiera innevata. Si fermò ,il sole era ormai alto e lei ora era nel punto più elevato della piana,di fronte, oltre la linea mediana del dosso, solo una corona di cime innevate, alle spalle il grande bosco di pini silvestri, abeti e betulle argentate …
Era tempo di ritornare,si accese la prima sigaretta quasi a ricordare a se stessa che non era perfetta ,aspirò a lungo con gli occhi socchiusi guardando nel sole, un attimo solo di luce ed eccola in pista a riprendere , a ritroso, il percorso di casa.
Una buona colazione era essenziale,...doveva immagazzinare calore per uscire là fuori a camminare.-Le piaceva la domenica, indugiare nel far colazione, ma quel giorno si diede una mossa ,raccolse veloce guanti e berretto ,si infilò i pantavento, poi la giacca di caldo piumino ed eccola fuori a sfidare l’inverno. Sfavillava la neve in quel terso mattino mentre lei sull'uscio di sasso agganciava ai sui piedi le nuove racchette da neve anticipo di Babbo Natale. Che tiro birbone le aveva fatto il vecchio burlone!
Sapeva del suo dolce poltrire e quanto amasse impigrirsi acciambellata nel caldo tepore davanti al camino e sognare di lunghe discese solitarie sui pendii innevati mentre allungava i suoi piedi più vicini alla fiamma.
-Una sferzata di freddo sulle gote la riscosse da ogni pensiero e quell’aria pungente di ghiaccio le risvegliò ogni senso sopito- Amantine, si curvò,agganciò le cinghie alle caviglie con cura poi rimise i guanti sulle mani già intorpidite, impugno i sottili bastoni e si avviò decisa.
Il primo tratto di strada era quasi un sentiero semi nascosto nel bosco ..Lei si apriva il cammino su uno strato di neve fresca che scintillava diamanti, le racchette si immergevano fin quasi alla caviglie poi, col peso ,si fissava l’impronta..Un passo dietro l’altro procedeva in silenzio solo si udiva quel rumore particolare che le scendeva ogni volta giù per la schiena come corposità bianca e fredda –
Percepire quello “ scrascc” significa compenetrarsi dell’essenza di quel suono vergine, che solo si dà quando la si comprime la prima volta.
Ogni tanto urtava col braccio i rami appesantiti dal bianco e allora era un pioverle addosso una doccia sottile di trine preziose. Che cosa pensava Aurore?..Nulla, solo rideva di quella spolverata di bianco.
Camminare in montagna svuota la mente- Aurore sentiva il suo corpo ,le gambe le braccia ritmare l’andare,il suo fiato,piu caldo condensarsi in gocciole intorno alla sciarpa, respirava profondo, comminava e sentiva il suo passo dentro la neve fondersi nel bianco mentre lei diventava un ricamo di neve.
Ogni tanto si fermava a guardare una cima ,un crinale stagliarsi più bianco nell’azzurro perfetto del cielo.Le brillavano gli occhi e una gioia calma le scendeva di dentro.
Il passo in montagna ha un procedere lento, si va senza una meta precisa, gettando lo sguardo qua e là ed è facile perdere il senso del tempo…
Cammina e cammina,Aurore si ritrovò in una radura a metà della torbiera innevata. Si fermò ,il sole era ormai alto e lei ora era nel punto più elevato della piana,di fronte, oltre la linea mediana del dosso, solo una corona di cime innevate, alle spalle il grande bosco di pini silvestri, abeti e betulle argentate …
Era tempo di ritornare,si accese la prima sigaretta quasi a ricordare a se stessa che non era perfetta ,aspirò a lungo con gli occhi socchiusi guardando nel sole, un attimo solo di luce ed eccola in pista a riprendere , a ritroso, il percorso di casa.
»
- Blog di Amantine Aurore
- Login o registrati per inviare commenti
- 900 letture