Il chierico vagante | [catpath] | brunaccio | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Il chierico vagante

Il Vescovo Arcibaldo chiamò presso di se il più zelante dei correctores: il frate gesuita Bonino di Arcadia, che tanto aveva operato per la chiesa carolingia, conculcando i fedeli di tante diocesi, ad una vita fedele alle regole ecclesiali. Era stato tra i più efficienti propagatori della necessità di – allontanare le donne dalla gestione dei beni e della educazione dei fedeli. Pervicacemente convinto della indispensabilità di una dura legge per una sana vita religiosa e civile. Autore egli stesso di statuti e regole per conventi e clausure, trasferite poi nella vita comune del contado che, materialmente, li mantenevano.

Frate Bonino – insolitamente invitante, cominciò il vescovo quando furono di fronte – saprete che quel tal Luciferro da Pamplona, esecrabile chierico vagante di lunga data, si aggira nella nostra diocesi, ottenendo grande ascolto, nonostante la fedeltà a Nostro Signore della cara, amata popolazione diocesana. Mi si informa abbia quartiere nella chiesa sconsacrata di Torre Alta, dove riceve poveri ignoranti, parlando loro indegnamente di parabole e testi, citati come sacri, che mai ebbero l’imprimatur papale. E quel che più delittuoso, induce a sottovalutare la veridicità della chiesa, in rapporto ai vangeli. Ma, il ribaldo, ci fornisce un appiglio per punirlo. Celebra riti pagani, diabolici, si direbbe, in occasione della morte di chicchessia ed al cui capezzale viene chiamato per assolvere peccati, invece del prete di Nostra Santa Chiesa.

• Eminenza – rispose con voce roca il frate, un omone di cento chili, vestito di nero, con un mantello fino ai piedi, munito di cappuccio – ho avuto occasione, in altre diocesi, di sapere di questo infido, abominevole dissacratore e la timidezza dei vescovi, gli hanno consentito di fare tanti danni alla nostra comunità. Non occorre una bolla papale per tacciarlo di eresia, perché tale egli è, un eretico.

• Accettereste dunque il gravoso ma santificante incarico di inquisirlo? - riprese il vescovo, con aria assolutamente soddisfatta e sollevata – conoscete le implicazioni di un procedimento che per essere consacrato, ha da essere condotto con tutti crismi della regola. Sarete solo, contro il demone, che le autorità ecclesiastiche non hanno da essere minimamente coinvolte.

• Io servo Nostro Signore e i suoi vicari in terra, per la grandezza della Fede e della Chiesa. Il maligno non prevarrà. Vostra Eminenza mi darà licenza di condurmi secondo il mio ingegno ed io, con l’aiuto del Signore, farò giustizia.

• Avrete autorità e poteri soggetti soltanto a me, nella mia diocesi, purché liberiate il nostro amato gregge da questa infamia.

Frate Bonino a dorso di mulo, seguito da dieci armigeri del vescovo si recarono a Torre Alta e trassero in ceppi Luciferro, gettandolo nella segreta più bassa, che l’acqua del fiume che scorreva vicino al vescovado, in caso di piena, poteva allagare quasi totalmente. Dopo cinque giorni di digiuno completo, il frate venne condotto davanti all’inquisitore. Emaciato per la tante privazioni, male in arnese anche nelle vesti, teneva il capo alto e gli occhi di brace, fissi sul crocefisso appeso al muro, sopra lo scranno dove sedeva Frate Bonino.

Senza perifrasi, l’interrogatorio comincia con: - Sei eretico? - insidiosamente detto a bassa voce.

• Io assolvo il compito che l’Altissimo ci ha dato, perdonare le colpe, accettando la confessione come viatico alla salvezza del peccatore.

• Tu non hai poteri, sei stato sospeso a divinis e cacciato dall’Ordine. Come osi! E in che forma blasfema, induci i fedeli a credere al rito assolutorio.

    Incalzava, subdolamente tentando di condurre il colpevole ad una qualche ammissione inequivoca e condannabile, senza possibili eccezioni.

Poiché, per i motivi che hai detto, non avrebbe valore l’assoluzione religiosa da me concessa, assumo su me i loro peccati, ed io solo ne porterò il peso, fino alla resa dei conti.

Anatema! Anatema! Sei dunque un mangiatore di peccati, l’essere diabolico che si sostituisce al Signore nel giudizio e nella concessione della Redenzione? Sei dunque il demonio? Confessati!

Io libero i peccatori delle loro pene, compito alla quale la Chiesa era chiamata ma disattende, perché, come i mercanti del tempio, dei beni terreni, tutti, è schiava. Io chiamo il Cristo a testimoniare, io sono il giusto esecutore dei suoi insegnamenti.

• Eresia! Eresia! Guardie liberate la mia vista da questo abominio. Sia apprestata immediatamente la pira, che purificheremo il mondo da tanta lordura. Ma dimmi, Luciferro, quale ricompensa vale mai

la sofferenza che la purificazione ti arrecherà insieme alla perdizione della tua anima? Quale ingannevole promessa ti fece mai il demonio?

Porto al Cielo anime liberate dal peccato, realizzando il progetto primo della venuta del Cristo e come è per Lui, il premio per me sarà, l’immortalità.

     

 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 0 utenti e 8382 visitatori collegati.