Luci della sera. | Prosa e racconti | Bruno Magnolfi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Luci della sera.

           
 
            Lui quel giorno veniva a trovarti, nel tuo piccolo appartamento in affitto, e quella sarebbe stata la sua ultima volta. Quando ti aveva conosciuta, eri separata da tuo marito soltanto da un anno o poco più, e in fondo avevi reagito abbastanza bene alla profonda negatività della situazione. Qualcuno che conoscevi da lunga data aveva messo su un minuscolo bar per uffici tutto per te, dove avevi iniziato a fare caffè e a servire aperitivi, trascorrendo tutti i pomeriggi feriali tra le chiacchiere e le battute di spirito degli impiegati che venivano da te. Naturalmente in quel periodo quasi ti buttavi via, cambiando cavaliere in pratica ogni sera, e tirando tardi quasi ogni notte nella ricerca spasmodica di dimenticare tutto il tempo trascorso a cercare di costruire una famiglia.
            Ridevi molto dentro a quegli abiti ridotti ed aderenti; fingevi sempre di divertirti in quel periodo, e forse ci riuscivi. Poi era arrivato lui, più serio, pensieroso, giungendo nel locale per puro caso. Era entrato nel tuo bar assurdo, piccolissimo, al primo piano di quel grande palazzo pieno di uffici, osservando a lungo il tuo sorriso ed anche i tuoi modi di persona così tanto presente da essere distante. Te lo aveva chiesto con cortesia il giorno successivo, quando era tornato, per poi iniziare ad uscire qualche volta insieme a te, con naturalezza, aspettandoti di sotto, lungo la strada, all’ora di chiusura degli uffici e del tuo locale.
            Adesso era arrivato fin lì in un gran silenzio, solo telefonandoti qualche giorno prima per quell’appuntamento, e ti aveva portato qualcosa, un sottile braccialetto senza valore che avevi dimenticato chissà quando dentro la sua macchina. Forse quella era soltanto una scusa, un motivo per vederti un’altra volta. Tu eri rimasta un po’ in silenzio, con il tuo solito mezzo sorriso stampato sulla faccia, poi gli avevi fatto una domanda generica su come gli andavano le cose. Lui si era accostato alla finestra, forse chissà, per cercare di ricordarsi di qualcosa, oppure per stabilire dei punti fermi nel cielo notturno della città. Era stato allora forse che erano partite le strisciate di luce verso oriente, come gruppi di stelle che si fossero mosse contemporaneamente da un lato all’altro. Tracce di aeroplani velocissimi che avevano rigato il cielo notturno lungo traiettorie rettilinee, e fuochi d’artificio immensi e lontani, mai visti prima, che avevano illuminato tutta l’atmosfera e i suoi vapori poco sopra l’orizzonte.  
            Tu non ti eri accorta di niente, lui ti aveva chiamato per mostrarti quanto stava accadendo, ma tu gli avevi solo sorriso, gli avevi accarezzato un braccio senza dargli retta, guardando dolcemente il suo profilo. Lui non aveva più insistito, ma era rimasto ad osservare quanto stesse succedendo fuori da quella tua finestra, fino a quando non si era girato verso di te, dicendoti semplicemente ciao, quasi senza impegno, sfiorando la pelle del tuo viso con le labbra, ed uscendo per sempre dall’appartamento e dalla tua vita. Qualcosa allora ti aveva fatto reagire, come se un’eco di quelle luci strane in cielo fosse improvvisamente passata anche dentro te.
            Lo avevi guardato allontanarsi nelle fioche luci del vialetto, da quella stessa finestra dov’era stato poco prima, ed allora avevi visto anche tu il cielo incendiarsi di strisce e di colori. Forse avresti voluto chiamarlo, farlo tornare indietro, ma sarebbe stato tutto inutile, ed anche se ti eri imposta di non piangere, ugualmente adesso avresti voluto farlo, come probabilmente stava facendo persino lui, mentre per sempre se ne andava.
 
            Bruno Magnolfi

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