Imperfezioni del sistema. | Prosa e racconti | Bruno Magnolfi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Imperfezioni del sistema.

           
 
   Se mi piazzo seduto sulla poltrona, pur mezza sfondata com’è, ho la possibilità di tirare su il colletto del mio maglione fino sopra ai baffi, in modo che la bocca rimanga coperta mentre il naso resta fuori. Con il naso inspiro l’aria fresca della stanza, ed espiro dalla bocca quella calda del mio corpo, termoregolando le fibre del tessuto che indosso e rilasciando in questo modo un piacevole tepore alla mia pelle. Sono protetto, penso; riesco a provare una grande soddisfazione nel sentire come le cose filano via lisce, naturali, tranquille. Trattengo un piccolo spazio caldo tutto per me, mentre il resto se ne sta assolutamente fuori, nella più completa indifferenza. Attendo poi che la mia immobilità si faccia insopportabile, quindi mi alzo in piedi e giro per la stanza cercando qualche cosa di cui occuparmi. Non trascorre molto tempo, giusto quello che occorre per bere un poco d'acqua, guardare qualcosa fuori dalla mia finestra, assicurarmi ancora che ci sia tutto per prepararmi più tardi un piatto per la  cena; infine torno a sistemarmi sopra la poltrona.
   Sto bene, indubbiamente, in questa nicchia tiepida che non mi pone alcun problema, e sento che potrei rimanermene qui ancora a lungo, sonnecchiando e tenendo sotto controllo molti di questi miei pensieri, se non fosse che il senso di soffocamento che certe volte provo, mi fa uscire di colpo e dopo poco tempo da questa situazione. Penso certe volte che dovrei scrollarmi di dosso questo comportamento, cercare di uscire da casa, di distrarmi, ma poi ricado sempre e inesorabilmente nel mio smarrimento quotidiano. Il respiro è quasi un rumore cavernoso e costante, un veloce  attraversamento alternato della vita, ed il vapore caldo di cui assaporo l'effetto ne è la prova inconfutabile. Il sangue circola, mantiene in funzione tutto quanto, ed anche se resto qui fermo, quasi assopito, lui prosegue ad elaborare tutto il meccanismo.
   Qualcuno poi suona il campanello della porta; è incomprensibile, penso subito, non aspetto nessuno, e qualsiasi scocciatore sia, viene a raggiungermi proprio adesso che tutto pareva così tranquillo, quando i miei pensieri ed il caldo del respiro mi stavano proprio portando poco per volta verso sicure ed importanti riflessioni. Un uomo attempato sopra al pianerottolo mi dice qualcosa che non comprendo affatto, così lo lascio entrare, ed aspetto che mi spieghi meglio quali siano precisamente i suoi argomenti. Lui continua a parlare della solidarietà, dell’abbandono dei propri egoismi, ed io lo ascolto, credo anzi tutto sommato abbia proprio ragione. Infine mi porge un foglio con su scritto il nome di un’organizzazione alla quale, mi dice senza lasciare mai che io riesca anche solo ad  interromperlo, posso tranquillamente riferirmi.
   In conclusione accetterebbe anche un’offerta in soldi, ma io non sono affatto convinto, anzi, tutto questo mi pone nuovi dubbi, e così alzo la voce per fermarlo, e gli dico anche di andarsene, che devo riflettere per bene le cose che mi sono state dette, ma quello insiste, spalanca gli occhi, mi fa quasi paura adesso con le sue parole. Vado verso la cucina, l’uomo mi segue, forse pensa che stia prendendo i miei soldi per dargliene alla sua organizzazione, ma io tiro fuori un coltello dal cassetto, e lo impugno con aggressività. Lui indietreggia, adesso sta in silenzio, ma io gli dico di fermarsi, quando con le spalle è ormai appoggiato alla mia porta chiusa. Siamo soli, gli dico quasi urlando; dobbiamo uscire tutti quanti da questa situazione, è più che evidente: ma la maniera va trovata poco per volta perché ancora non c’è, non la sappiamo, e non è certo scritta nel vostro stupido foglietto. Le parole sono la nostra dannazione, dico ancora; solo i pensieri potranno salvarci, semmai lo meritiamo.
 
   Bruno Magnolfi   

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