Scritto da © Antonio Cristof... - Lun, 24/10/2016 - 08:35
Sentivo l'erba verde smeraldo crescere.
Ascoltavo il vento
che veniva giù dallo Stelvio
e gustavo l'aria che portava.
Cercavo di convincere
il mio cuore a segnare il passo
quando comparivano
le tue treccine ai lati
di due guance rosee.
-Chi mi ama mi segua...- gridavi.
Ed io ti correvo dietro.
Ti amavo! Ed era la prima
volta che provavo tale sentimento
dolce ed amaro, debole e forte,
timido e deciso, chiaro e confuso.
Ti amavo!
Ed amavo quel vento
che sfiorava il tuo corpo,
quell'aria che respiravi
e quell'erbetta smeralda che cresceva.
Amavo la tua voce,
amavo il mio amare...
Poi un giorno tornai
nella baraonda di una città
che non sentivo più mia,
tra gente che non conoscevo più:
visi ignoti, tutti uguali, assorti, inquieti...
Lì, sotto lo sguardo dello Stelvio,
avevo lasciato tra i cipressi
una lapide col tuo nome
e la rimembranza delle tue treccine,
delle guance rosee,
della tua voce, del mio amare,
di quel bacio che mai ti ho dato.
Un giorno, alla fermata dell'autobus
che prendevo ogni mattina,
intorno al paletto che la indicava,
spuntarono da sotto l'asfalto
due sparuti fili d'erbetta verde smeraldo...
Ascoltavo il vento
che veniva giù dallo Stelvio
e gustavo l'aria che portava.
Cercavo di convincere
il mio cuore a segnare il passo
quando comparivano
le tue treccine ai lati
di due guance rosee.
-Chi mi ama mi segua...- gridavi.
Ed io ti correvo dietro.
Ti amavo! Ed era la prima
volta che provavo tale sentimento
dolce ed amaro, debole e forte,
timido e deciso, chiaro e confuso.
Ti amavo!
Ed amavo quel vento
che sfiorava il tuo corpo,
quell'aria che respiravi
e quell'erbetta smeralda che cresceva.
Amavo la tua voce,
amavo il mio amare...
Poi un giorno tornai
nella baraonda di una città
che non sentivo più mia,
tra gente che non conoscevo più:
visi ignoti, tutti uguali, assorti, inquieti...
Lì, sotto lo sguardo dello Stelvio,
avevo lasciato tra i cipressi
una lapide col tuo nome
e la rimembranza delle tue treccine,
delle guance rosee,
della tua voce, del mio amare,
di quel bacio che mai ti ho dato.
Un giorno, alla fermata dell'autobus
che prendevo ogni mattina,
intorno al paletto che la indicava,
spuntarono da sotto l'asfalto
due sparuti fili d'erbetta verde smeraldo...
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- Blog di Antonio Cristoforo Rendola
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