Scritto da © Antonio Cristof... - Mar, 19/02/2013 - 04:54
Carissimi lettori, alcuni di voi, attraverso i miei scritti, avranno certamente capito quanto io sia appassionato alla storia della mia bella Napoli e ai suoi usi e costumi. In questo spazio (sperando di solleticare il vostro interesse e, principalmente, di divertirvi) intendo parlarvi di qualcosa che da sempre ha condizionato la vita dei partenopei: la cabala, mediante la quale i napoletani hanno assegnato ad un numero riferimenti storici o significati particolari.
6 guarda in terra, 9 guarda in cielo, e 69 guarda…lasciamme sta va!
Sapete cos’è la timidezza? E’ quando uno, essendo improvvisamente preda di un violento prurito in quel tal posto mentre sta aspettando l’autobus, per grattarsi mette la mano in tasca e finge di star cercando qualcosa. Siccome il prurito è sempre più violento, decide di recarsi in farmacia per farsi consigliare una pomata. Entra e nota con grande disappunto che il locale è affollato. Quando uno dei farmacisti gli chiede cosa desiderasse egli, quasi balbettando, risponde:
-Una…po-pomata.-
-Per cosa?-
-Per il…pru-pru-rito…
- Per il prurito? Dove?-
-Ehm…ehm…in gola…mi dia un pacchetto di pastiglie Valda!-
Ecco cos’è la timidezza! Ma è senza timidezza che dovrò parlarvi di questi numeri, due dei quali andrebbero nella sezione erotismo.
Quando gli Arabi disegnarono le dieci cifre, compreso lo zero, contrapposero il disegno del 7 a quello del 4, del 3 a quello dell’8, e del 6 a quello del 9. Questo non a caso. Già allora il simbolo 4 stava a significare abbondanza (nella cabala napoletana corrisponde al maiale), disponibilità di beni, mentre il simbolo 7 esprimeva privazione, miseria, ma anche malocchio, magia nera, presenza demoniaca. L’8 era messaggio di veggenza, divinità, vita eterna. Esso, infatti, è composto da due cerchi sovrapposti. Il disegno di un cerchio chiuso nell’antica civiltà araba significava infatti esistenza superiore, eternità, mentre col segno 3 (composto da due mezzi cerchi sovrapposti) erano marchiati gli infedeli. Esso era simbolo di cecità spirituale, morte del corpo e dell’anima. Ma veniamo ai segni 6 e 9. Il 6 era il simbolo della luna con la gobba a levante ed era espressione di natività, materialità, piacere, fertilità, attaccamento alle cose terrene. –nella cabala napoletana esso si definisce “Chella che guarda in terra” cioè la…si, insomma, la cosina…come dire? Lo scrignetto femminile, ecco! Il 9, esatto contrario del 6, era, invece, simbolo di ascendenza al cielo, di spiritualità dell’anima, di valori e problematiche religiose, oltre a significare la fine della vita terrena. Infatti, nella cabala napoletana esso si definisce “Chillo che guarda in cielo”. Come poi, unendo il 6 col 9 ed ottenendo il 69, si sia finiti dall’ascendenza celeste al Kamasutra, questo resta un mistero. Concludendo mi vien soltanto da dire che nella cabala napoletana esso si definisce “Sotto e ‘ncoppa” e che di questo hard number i miei dolori artritici mi permettono solo di conservarne un audace ricordo. Giocatevi 6, 9, 69 per la ruota di Napoli e, se vincete, mandatemi una confezione di Voltaren.
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