Don Saverio Palluotto vi racconta: "Il terzo giorno" -Seconda parte- | Prosa e racconti | Antonio Cristoforo Rendola | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Don Saverio Palluotto vi racconta: "Il terzo giorno" -Seconda parte-

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Quando ero ragazzino, per la verità, i “filmesi” che avevano come protagonista Gesù Cristo non mi piacevano. Vi chiederete perché? Perché già sapevo come andavano a finire! E vi dico che ogni volta che vedevo quell’uomo appeso alla croce, mi scappavano le lacrime e, siccome non volevo fa vede’ che piangevo, mi mettevo a ridere, col risultato che la gente mi pigliava per scemo. La cosa che, però, mi consolava era il finalissimo (che non sempre c’era), cioè la Resurrezione. Madò che soddisfazione era vedere quel Gesù, bellissimo, vivo e vegeto. Una soddisfazione un po’ offuscata da certi ragionamenti che si contrastavano nella mia mente:- Ma…- pensavo – se poi è risorto che è morto a fare?- Pure preso da tanti dubbi, ero contento lo stesso.
 
          Dunque nella prima parte di questo racconto vi ho parlato della crocifissione di Gesù. di Caleb e  di quell’altro malandrino del cattivo ladrone che manco so come si chiamava. Mo si sa che quando  Gesù “morette”…”morse” …come si dice? “Muorette”! La Madonna, San Giovanni e la Maddalena si occuparono del suo corpo. ‘O lavarono, ‘o profumarono, ‘o “ravugliarono” dentro un lenzuolo e ‘o mettettero dentro a un sepolcro chiuso co' una pietra grossa come 'na casa.
          Erano ormai passati tre giorni e da poco era suonata la seconda ora della “notta”. Il “maletiempo” si era portato a levante, ma da lontano ancora si “sentevano tronnole che ruciuliavano per il cielo e lampate che zenneiavano da ca' e da là sdellenzanne ll’ombra da’ nuttata.” [1](
 
          L’arillo[2], animaluccio cantatore, non si stracquava mai[3] nascosto in una pianta d’aruta o dentro una fontana. e cantava accompagnato da un intermittente raggio di luna che nelle nuvole rimanenti mo si arravogliava[4] a mò no.
Maria Maddalena, che, si sa, era segretamente innamorata di Gesù, s’era appisolata, distrutta p’’o dolore, proprio a lato del sepolcro. Tutto a ‘nu tratto se scetaie cu’ ‘nu schianto[5] e vedette che la pietra era stata smossa e il sepolcro era vuoto! Grandissima fu la meraviglia!!!  Nun sapenne che pensà si “misa”…”misa”? Si, singolare femminile! Si “misa” a correre per la campagna. E correva, correva, correva senza manco badare che aveva perduto ‘e “calandrielle”[6] e che i pedi si stavano rompendo a sangue. E correva e sbatteva sui rami bassi degli lberi lasciando qua e là sangue e ferze di stoffa[7].Correva e cadeva, e si alzava e cadeva un’altra volta. All’intrasatto[8] dalle nuvole nere rispuntò la luna. Era pallida e bella. In mezzo all’aria che sapeva ancora di tempesta, le stelle parevano lucine che si appiccavano e si stutavano. Fu allora che, in mezzo a uno splendore, ida…femminile, singolare…a Gesù. Piana Maddalena allungare la mano e lo sfiorò.
-Ma tu…tu dei si morti!- dicette.
E Gesù rispunnette:- Chi “creda” in me non “moro. Tu mi hai visto e ci cedi, ma biato a chi crederà senza aver visto.
Allora Maddalena se ne jette contenta, mentre ‘o maletiempo era ormai un ricordo. Mo in cielo rideva la luna…la luna d’argento…
 

[1] Ah ah ah ah scommetto che ci avete capito poco! Traduco: “Si sentivano tuoni che rotolavano per il cielo e fulmini che si accendevano e si spegnevano repentinamente rischiarando qua e là le ombre della notte).
[2] Il grillo
[3] Non si fermava mai
[4] Avvolgeva, cioè la luna compariva e scompariva da dietro le nuvole.
[5] Si svegliò di colpo
[6] Scarpe.
[7] Pezzi.
[8] Improvvisamente
 

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