Scritto da © Antonio Cristof... - Sab, 25/05/2013 - 04:55
Personaggi
Il lavoratore socialmente utile
Il maestro elementare
Il narratore
L’azione si svolge in Qualiano, un paesino in provincia di Napoli. In epoca romana la zona si chiamava Caloianum, per culto al dio Giano (lo confermerebbe il ritrovamento di una grossa testa di divinità bifronte e barbuta). Notevole importanza, sotto il profilo urbanistico, ebbe il secondo periodo borbonico (1815-1860). In questa realtà illuministica per il territorio, operata dai regnanti Borboni, Qualiano trasse non pochi benefici. Attualmente Qualiano fa parte del comprensorio giuglianese ed è un mix di vecchi agricoltori e giovani imitatori della vicina vita metropolitana partenopea.
Siamo in località “Ponte di Surriento” ed il vento col suo fischiare imperioso quasi copre l’ululare dei cani randagi. E’ il tramonto inoltrato.
Venerdi, 15 aprile 2001. Località “Ponte di Surriento” a Qualiano, provincia di Napoli, nel giorno della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, viene organizzata dalla Parrocchia di S. Stefano e dal Comune di Qualiano la “Via Crucis”. Distanti dal ponte, in aperta campagna, vengono issate due croci che, per l’angusto spazio tra un albero e l’altro, vengono messe molto ravvicinate. Vi sono legati, vestiti solo con dei goffi parei, due individui: un giovane cassaintegrato – lavoratore socialmente utile – nativo del posto, ed un maestro elementare napoletano in servizio in un locale Circolo didattico. Di lì a poco dovrebbero arrivare tutti gli altri personaggi con il sindaco in testa flagellatore di Gesù Cristo interpretato dal Segretario comunale e l’Assessore all’assistenza degli anziani nel ruolo di Ponzio Pilato. Alle sette della sera non si vede ancora nessuno, mentre i due, strettamente legati, aspettano con una certa preoccupazione.
QUINTA PARTE
Pausa più lunga del solito.
Maestro Non c’è replica?
Lavoratore Sto pensando…
Altra pausa.
Lavoratore Ah ah ah ah…Ma allora sei scemo? ‘ A parte ‘o fatto che se ci fosse uno,comme dice tu, vulesse significà che un mondo dell’aldilà ci sta…ci stes…ci sarebbe. Ma, poi, dimme ‘na cosa? Tu ti rendi conto sopra quale croce stai? Tu stai alla destra di Nostro signore, e lo sai chi ci stava lì^ Ci stava il bravo ladrone. E lo sai che le dicette Gesù al bravo ladrone? Le dicette:- Tu, domani sarai con me nel regno dei cieli. Bella schifezza ‘e bravo ladrone che sì! Gesù, io mi faccio le croci: io che credo songo ‘o cattivo ladrone e tu che vaie truvanne ‘o vuoto, l’addetto, non lo ha detto, sei il bravo ladrone, ma comme l’hanno pigliato a chisto a fa’ ‘sta parte?
Maestro Me lo ha proposto il Direttore della scuola ed io non ho voluto contraddirlo...
Lavoratore E lo dovevi contraddire tu che sei tutto una contraddizione! Ma lo sai o non lo sai cosa stiamo rappresentando qua? Qua si rappresenta la Passione di Gesù che, doppo muorte ritusci…riutisc…
Maestro Risuscitaie!
Lavoratore E se ne jette in Paradiso. Poblemi???
Maestro Ma che jette e jette? Ma ti rendi conto che Gesù era un uomo come me e come te?
Lavoratore Come me e come te? Ma, dimmi una cosa: tu saie cammenà ‘ncopp’’all’acqua? Tu, pe’caso hai dato la vista ai ciechi? O. pe’ caso, avisse fatte parlà ai muti?E di Lazzaro che mi dici? Lo sai il fatto di Lazzaro”
Maestro So’ cose che si raccontano, ma non ne è provata la veridicità.
Lavoratore La veciriri...ceviciri…la verità, o comme cazzo he ditto,è che Lazzaro era muorto ‘a tre giorni ed era pure stato interrato. Quando Gesù arrivò non sapeva niente, ma quando ce lo dicettero si facette davanti al sepolcro, aizzaie ‘na mano e alluccaie:- Sorgi Lazzaro..!- E Lazzaro sorgue! E a moltiplicazione?
Maestro Sapeva ‘e tabelline?
Lavoratore La moltiplicazione dei pani.
Maestro (con ironia e noncuranza) Ah, questo fatto è interessante.
Lavoratore Gesù si era trascinata dietro una marea di gente. Mò, arrivati non so dove, si accorsero che non c’era più neanche una tozzola di pane da mangiare. Allora, va trova quello come facette, ‘sta tozzola si moltiplicò in centinaia di pagnottelle. Lo tenessi a lavorà con me uno così! Vide quanta farina sparagnasse!
Maestro Frutti dell’esaltazione popolare!
Lavoratore Ma tu qua frutta, primo e secondo? E il mistero della fede dove lo metti? Il Signore dice che chi ha fede vedrà. Che po’ è come se avesse voluto dicere che chi vivrà, vedrà o vivi e lascia vivere o comme cazzo se dice!!!
Maestro Stai facendo un po’ di confusione. Si vede che ti hanno rovinato i tuoi genitori.
Lavoratore Quella santa buonanima di mio padre mi pigliava sempre con la mazza. Mio fratello ne è uscito tutto sciancato, ma almeno ha capito che la marmellata non si tocca. Per questo è l’unico in famiglia che non tiene il diabete. Povero papà, come si affaticava!
Maestro A lavorare?
Lavoratore Ad inseguirci per pigliarci a calci in culo. Eravamo sei di noi, tutti terribili! Quattro maschi e due femmine. Mo, ringraziando Iddio, siamo tutti sposati. Sai che diceva patemo? Diceva che il Vangelo è legge divina! E che dentro la casa è il posto dove dovevamo stare più attenti al male. Aveva ragione; la strada era troppo trafficata, la Parrocchia teneva la protezione diretta, ma la casa? La casa no! La casa era – come dire . tana di peccati, di tentazioni. Ehhh, mio padre…Mio padre mi rimbambiva. Quando la domenica andavo a messa con lui era 'nu casino: nun sapevo mai quando m’aveva assettà e quando m’aveva sosere. Quando ‘o prevete diceva:- Rendiamo grazie a Dio…- Io penzavo che una volta ringraziato Dio, mi dovevo sedere, invece niente! Mi dovevo alzare. Accussì dint’’a chiesa se vedeva sempre nu scemo aizzato quande tutte gli altri stavano seduti e seduto quando tutti gli altri stavano alzati. Patemo mi chiavava certi paccheri dietro la testa! ‘O prete diceva:- Rendiamo grazie a Dio…Puàh!!! M’arrivava ‘na carocchia che dint’’a chiesa se giravano tutti quanti! Quando mi feci la prima comunione mio padre mi impressionò talmente po’ fatto ‘e l’ostia che affrontai il prete comme se andassi a morte. Diceva papà:- L’ostia non la devi toccare mai con i denti, se no fai peccato di impurità. Stai attento che l’ostia si incolla un bocca, poi non rifiati più e fai la fine di zio Nicola. Zio Nicola era un zio mio mezzo scemo,
Maestro Era di famiglia..
Lavoratore Un giorno, una domenica di dicembre che faceva caldo come si manco fossemo a giugno, si andò a pigliare una “comunione” e le si azzeccò l’ostia in bocca che nun se ne vuleva venire più via. Prima si guardò intorno, tutto ‘mpaurito, po’ sbattette ‘nterra e là rimanette.
Maestro Si affogò con l’ostia?
Lavoratore Avette un infarto. In tutti i modi quella morta mi ha fatto sempre impressione, tanto che una volta che mi sentietti l’ostia azzeccata in bocca, zompai sopra l’altare e, pe non fa ‘a fine ‘e zio Nicola, acchiappaie ‘o calice c’’o vino e me lo bevetto.
Pausa.
Il lavoratore ride.
Lavoratore Tenevo sette anni, e quello vino non lo avevo mai bevuto. Te sì mai ditto che te vulisse bevere ‘na cosa che te piace assai ma che manche sai com’è fatta? Era quella! Com’era buona Titò. Ecco perché ‘o Parroco diceva sempre quatro messe o iuorno!!! Lo faceva pe’ bere ‘o vino che teneve ‘ncopp’’all’altare! Mai più bevuto un vino come quello! E fui aklora che pigliai il vizio. Nu iuorno che papà non c stava, mamma mi pizzicò che bevevo e che facette? Mi chiudette dint’’o stanzino de’ scope co ll’uomo nero.
Maestro E tu credevi ancora all’uomo nero?
Lavoratore Ma quello era un uomo nero vero. Don Egidio ‘o gravunaro[1] che ‘nce purtava ‘o carbone po’ rasiere[2].
Maestro E che ce faceva dint’’o sgabuzzino vuosto? Ah, capisco!
Lavoratore Ah siiii? E vediamo che hai capito…
Maestro Che se la intendeva con tua madre
Lavoratore Co’ mammeta casomai!
Maestro Senti coso, non ti pigliare troppa confidenza!
Lavoratore Coso, a me??? Sei tu che non ti devi pigliare tanta confidenza…Retrogado!
Maestro Azz, s’è ‘mparato pure a dicere “retrogado”!
Lavoratore Che poi, secondo lui, se ‘na femmina si tiene un uomo nello sgabuzzino, vo dicere che con questo se la intende…
Pausa.
Lavoratore Si…effettivamente…alle volte vuol dire che…se la intende.
Maestro Ecco, bravo!
Lavoratore …Ma non sempre! In quel caso don Egidio a mamma mia ci aveva solo portato il carbone…
Maestro Non altro?
Lavoratore Non altro! Lo aveva portato e lo stava sistemando nello sgabuzzino . Io, appena lo, cominciai ad alluccare[3] come un pazzo e ci detti tante di quelle scopate in faccia che me lo tirarono da sotto mezzo morto. Da allora luvaie ‘o carbone ‘a miezzo e se mettette a vendere ‘o gasolio. Era pulito e incipriato, bianco come un lenzuolo, forse era impazzito. Mio padre, intanto, si era impadronito della Parrocchia. Si doveva confessare e comunicare ogni mezzora. Se non lo faceva, gli pigliavano le crisi di astinenza e pigliava a schiaffi il Parroco. La domenica se ne usciva dalla chiesa co’ un malloppo di ostie in bocca. Teneva ‘na velocità che faceva paura. Comme ‘e vecchie arapevano ‘a vocca pe se pglià ‘a comunione, isso, zacchete, ‘e faceva rimanè accannate! L’ultim’anne steve proprio male; a tavola diceva che isso, a furia ‘e se magnà ‘o cuorpo ‘e Cristo, se senteva pusseduto. Praticamente se senteva come si fosse diventato Gesù Cristo pur’isso stesso. E che passammo! Era privo di morire qualcuno che lui si presentava a casa del morto e alluccava:- Sorgi Lazzaro! E la cosa più bella è che la gente, quando gli moriva un parente, veniva pure a chiamarlo.
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- Blog di Antonio Cristoforo Rendola
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