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Creatività/Divagazioni

Kore di A. Iurilli Duhamel 2013

La creazione è un grande mistero; dalla notte dei tempi è protetta dagli Dei e benedetta dalle Fate. Nelle cosmologie mitologiche, certune divinità erano  associate  a specifiche espressioni artistiche, e a loro ci si appellava a seconda della propria Arte  per ottenere aiuto e ispirazione.

 

Antichi poeti, danzatori, musicisti e racconta-storie si avvalevano dei loro doni per superare la linea di demarcazione tra il regno dell’umano e quello dello spirito, tra  la terra dei vivi  e quella dei morti. L’artista era a tutti gli effetti, una sorta di sciamano che ritualmente creava  nuovi mondi, nuove idee e nuove realtà.

 

Debole da sempre   è la linea di demarcazione che separa l'ispirazione dalla follia;  per coloro che lavorano servendosi dell’intuizione, ricorrendo a quanto le Muse  sussurrano alle loro orecchie, la fatidica  linea a volte, diventa quasi impercettibile.

 

Nelle tradizioni mitiche l’artista quanto lo sciamano,  camminano pericolosamente sul filo della follia teso tra  tutti i mondi possibili: talvolta  il loro dono proviene proprio  dall’essersi saputi gestire nell’andirivieni    dal mondo della follia  a  quello degli dei, delle fate e viceversa.

 

Per gli antichi romani il genius, era lo spirito, il daemon che si legava ad un dato artista e non era affatto considerato un attributo. La scintilla divina proviene dal daemon, la funzione dell’artista è quella   di fare da crogiuolo , come un utero che accoglie l’embrione e lo  porta fino ai cancelli di una nuova realtà.

 

Tuttora sono molti gli artisti che  alla stregua degli antichi romani, vedono nella  creazione   un processo misterioso, magico ed alchemico il quale  necessita  non solo di preparazione e   bravura, ma anche di idee ed impulsi che ci giungono da luoghi e tempi sconosciuti.

 

Nelle culture antiche le arti creative erano utilizzate letteralmente e metaforicamente per curare, celebrare, rinnovare, e persino maledire; l’ispirazione era attinta dal proprio genius, o dalle Muse, le figlie di Zeus. e di MnemosineClio (storia), Euterpe (poesia lirica), Talia (commedia), Melpomene (tragedia), Terpsichore (danza e canto), Erato (canti d’amore), Polimnia (inni divini), Urania (astronomia), and Calliope (poesia epica).

 

Tra gli antichi Celti Leanan–Sidhe era una fata ad  ispirare  i poeti con il semplice  tocco della sua mano, ma se si  abusava della sua generosità, ella  poteva giungere a bruciare il malcapitato fino ad estinguerlo.

 

Tra i Cherokee c’erano leggende che parlavano di una donna antilope che ispirava poesia canti; solo coloro  che in grado di mostrale rispetto, avrebbero beneficiato del suo aiuto nel momento in cui lei si sarebbe presentata nel bosco sotto le sembianze di un cervo bianco.

 

In campo artistico sono in molti a  cercare  la propria ispirazione nella foresta degli archetipi seguendo un percorso tracciato nei secoli dagli artisti che li hanno preceduti;  si insegue  il cervo bianco attraverso le commedie di Shakespeare, la poetica di Dante, la visione dei simbolisti, solo per citarne alcuni.

 

 Le Muse ci parlano non solo attraverso i sogni e le immagini, ma anche attraverso tutti gli atti creativi della vita: quando cuciniamo, facciamo l’amore, conversiamo, creiamo rapporti, componiamo preghiamo. Per alcuni l’ispirazione creativa si presenta  nei momenti di quiete, per altri nelle situazioni più intense della loro  vita.

 

In questa era non animista, pero non accade più che  edera, frutti e fiori vengano deposti sull'altare  per onorare la propria divinità, anche se poi  ognuno preserva  una serie di rituali e talismani: la penna favorita, un particolare tipo di carta, colori, pennelli, il caffè in una certa tazza, il telefono fuori portata, la mail box svuotata o il tavolo pulito a specchio prima di metterci all’opera.  

 

In tutti questi piccoli rituali, puliamo il campo mentale non solo fisico per focalizzarci nel passaggio tra il mondo fisico e quello immaginativo, che rimane ancora un momento mitico, potente così come quando in certe fiabe  l’eroe   si bagna nelle acque una, due,  e persino tre volte prima di varcare la soglia del mondo incantato.

 

Certi giorni viene così facile bagnarsi nelle acque e perdersi come Alice nel paese delle Meraviglie, altri invece, è veramente dura, e soprattutto  non ci è mai dato di saperlo in anticipo. Certi giorni la porta è sprangata, come se Giano   dio delle soglie, o Hermes dio dei confini fossero di guardia a bloccare la via.

 

A volte questi momenti di secca vengono  presi bene; fanno pensare ad un pozzo che è bene asciugare  affinché lo si possa nuovamente riempire. Solitamente, si teme che il pozzo non potrà più riempito. E a volte si sa,  i pozzi si esauriscono per un tempo infinito. In molte circostanze  non è proprio la mancanza di ispirazione ad interferire con il processo creativo, quanto invece è   la mancanza di tempo  nemico di turno.

 

Thomas Mann  in  “Autobiografia di uno scrittore afferma:

 

"Non vediamo l’ora di incontrare quei momenti quando la vita di ogni giorno sembra cancellarci e non esiste altro che il fuoco dell’ispirazione; sono attimi di grazia rari. Fatene tesoro! Ma non diventatene dipendenti, per il resto del tempo dobbiamo imparare a lavorare malgrado i conti da pagare, il cane che abbaia, il telefono che squilla e il postino alla porta."

 

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