In Cina non ho imparato
nemmeno il nome di una strada
fatico a ricordare anche quelli delle città
a parte Beijing, ovvio
che è enorme e strana
con la gente accoccolata nelle strade
a giocare a mahjong o a parlare al telefonino
tanta tanta gente
quanta non ne avevo mai vista
riempie ogni spazio
sotto la cappa soffocante di smog
che acceca l'azzurro
i riflessi sui tetti della città proibita
rimandano cupi bagliori
cosa sia sopravvissuto alla rivoluzione culturale
cosa sia rifatto per noi turisti accecati
occhiali rotti libri strappati cocci
di finissima porcellana
polvere
le ruspe spazzano via tutto spazzano
via le case come pollai
stie informi con grate alle finestre
si ricostruisce la nuova città igienica
guarda
i grattacieli i nove anelli della tangenziale guarda
nei templi buddhisti riaperti per i turisti
sciamano
i fedeli vietati accendono
bastoncini d'incenso:
l'aria ne è pregna, pesante
sotto le statue dorate di smalto il rosso carminio
le ruote di preghiera
ah, si, la grande muraglia
una giostra impazzita
migliaia di persone accalcate
sui sassi antichi
e paccottiglia paccottiglia paccottiglia
persino orsi in gabbia
e i bambini gli gettano pietre sfidandoli
Yī, Liǎng, Sān gè, Sì gè, Wǔ nián
Liù gè, Qī gè, Bā gè, Jiǔ, Shí nián
una bimba m'insegna a contare fino a dieci
i suoi genitori orgogliosi che parli l'inglese con una
straniera
poi
va via e resto sola a contare
le larghe foglie di tè che galleggiano nel bicchiere
annegano piano
dolci
inevitabili foglie anche qui
- Blog di Franca Figliolini
- 1147 letture