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atun frische, beneditt atun

Ce ne sirebbe
per nuie, per vuie mi viene da un altro camminare
sulle acque, un auguro sincero
un corpo un mezzo ginocchio lugubre
ma che s'alza come insegnano
le strade. Gli acciottolati che erano un paradiso
le gimkane dei Ktm o degli Yamaha di una volta.
 
Quelli dei gigler che ci dovevi soffiare e basta
con quel filo dato dalle luci se era il primo
dei mattini; se era di secondo già saresti stato fottuto.
 
E li caprett, quei singoli individui strani che assomigliano più
ai mufloni e non danno latte, ma lo fanno dare
scesi a sera dai dirupi guardando oltre le albe
oltre i puntini rosa.
Come i faggi si piegassero per farti vedere
il sole rosso e la terra all'improvviso
verdesmeraldo.
 
Il mare di c'era una volta quel fiume che
senza saper scrivere, con le corna, con le unghie riportava
giù dabbasso ciò che non aveva potuto in alto ed è
così che si crearono le grotte.
 
Con il polistirolo espanso, le crete, l’elettricità, onde magnetiche.
A volte i lampi.

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