Scritto da © woodenship - Lun, 07/12/2015 - 15:13
Ci si inscrive ad occhi chiusi
del mondo circoscrivendo i nervi
fascio di cavi fibrillanti nella carne
infilzati tra tendini
sibilano oscenità:
fossero cupe fiamme
acqua colorata di rosso
zampillerebbero acri di fumo
sull’adipe dell’orbe pennacchio
reciterebbero sfavillando
dichiarandoci perduti nella rete
virtualità a maglie strette
mossa dalle viscere
soccorsa dalle idee
a strascico occlusa dai pregiudizi
in un clik le distonie
che ci scortano nei sogni
che ci ingombrano negli incubi
che ci ingabbiano solitari
solipsistiche aggregazioni di solitudini
In un numero sconfinato di pixel
l'azzardo di una ipotesi per non vedenti
non suffragata rimbalza:
quando morde la luce l’ombra
sgorga forte un liquido denso vischioso
linfa dalla ferita dell'identità trasgredita
scorrendo allaga risalendo caviglie
rimodellando ginocchia
giunti dirimenti dell’intelletto
artificiosità di un senso;
quando morde la luce l’ombra
il dolore rende cieche le fibre
dilata le guaine sfilacciandone i fili
le sfibra cortocircuitando circuiti
il rame dei contatti fondendo nella testa
cupe fiamme dal fumo acre
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