Scritto da © nello vittorio - Dom, 31/12/2017 - 22:08
Per quarant’anni mi fosti compagna
stilando di mia gioia e di mia lagna,
e se anche ti cedetti a mano amica
ho nostalgia di te, mia penna antica.
Vorrei poterti avere ancora meco
e scrutare il pennin con occhio bieco
come quando idee non stipava mente
e si addormiva teco, finalmente.
Ora ti guida mente assai più dotta,
con mano delicata e molto adatta;
di tanto sono pago, non scontento,
ma la mancanza tua sempre più sento.
Io questa notte ti ho rivisto in sogno;
eri turbata pur stando in quel regno
dove d’illustri penne ne son tante,
ma manca lì, però, lo spasimante.
Sapendo che pure tu sei angosciata
or la mia triste alma è alquanto quietata,
ma la man destra, sai, non trova pace
che mente è volta a te, penna verace.
Per quarant’anni mi fosti compagna
stilando di mia gioia e di mia lagna,
e se anche ti cedetti a mano amica
ho nostalgia di te, mia penna antica.
Vorrei poterti avere ancora meco
e scrutare il pennin con occhio bieco
come quando idee non stipava mente
e si addormiva teco, finalmente.
Ora ti guida mente assai più dotta,
con mano delicata e molto adatta;
di tanto sono pago, non scontento,
ma la mancanza tua sempre più sento.
Io questa notte ti ho rivisto in sogno;
eri turbata pur stando in quel regno
dove d’illustri penne ne son tante,
ma manca lì, però, lo spasimante.
Sapendo che pure tu sei angosciata
or la mia triste alma è alquanto quietata,
ma la man destra, sai, non trova pace
che mente è volta a te, penna verace.
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