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Vi racconto di me - Parla Giorgio Consolini

Salve,
sono Giorgio Consolini, l'ultimo nella lista dei cantautori semisconosciuti.
Sono ritornato per stilare la premessa di un libro che scrissi, ancora giovane, nel silenzio del mio cuore, dopo aver versato l'ultimo pianto in una delle sedi della RAI.
Mi vidi inginocchiato sul cuore della terra: mamma, ti voglio bene. Non pensarmi perduto. Ritornerò, anche se muoio. Rifuggo il mio domani per abbracciarti ancora, scevro da colpe. Ritornerò per te e scriverò il mio libro di poesie con l'altro di memorie. Lascio, al momento, una cartolina con dedica a tutti i miei lettori: per quanti mi conobbero e mi vogliono bene.
Avevo con le case discografiche innumerevoli contatti, ed alcuni contratti, ma la retribuzione era alla soglia della sopravvivenza. Una sola volta, soffermato sul sempre più modesto redditto, osai chiedere spiegazioni al tutore di quell'ente che tutela i rapporti dell'autore con le case discografiche assicurandone “i diritti”. Mi rispose con arroganza: “E a noi, chi garantisce, la non arbitrarietà dei suoi testi?!”
Risposi con veemenza: “Sono opere mie! Me le ispirò dal Cielo...” Ma non avevo intenzione di svelare il segreto fra me e Giovanni Pascoli... E perciò, mi interruppi.
“Certo,” rispose, “voi artisti pensate sempre di poterci abbindolare traendo la storia dell'ispirazione... E, così, vi si risparmia il disonore!”
Sentii il sangue alle tempie. Non mi ero mai visto nel ruolo del castigatore ma il quel momento, sentii di perdere le staffe. Alzavo le mani, ma, mentre pensavo di sferrargli un pugno, mi vidi di fronte all'ostensorio e tra le braccia di mia madre. Gesù mi stava parlando: “C'è sempre un luogo che conduce all'esodo; riserva le tue lacrime per un fine più alto.”
Mi fermavo. E, facendomi il segno della croce, mi allontanavo risoluto.
“Pinuccia io ti notavo. Ti abbracciai virtualmente; ero commosso. Mi ero ripromesso di incontrarti, visto che abitavo al secondo piano di quell'edificio che era dirimpetto al tuo.
Per un breve periodo ti vidi al balconcino, mentre guardavi il gelsomino dalle fragranti note.
E mi sembrò sentirti... Finalmente un posto nuovo e una fragranza antica... Spero per sempre.”
Ero commosso.
Speravo d'incontrarti, ma, come ti dicevo, noi non morimmo nelle nostre case. Mi ammalavo e il mio stato di salute peggiorò progressivamente. Dunque, devi saper che mi stavo debolmente riprendendo da una emiplegia, quando per un peggioramento, venivo ricoverato all'ospedale di …
Subito dopo la mia dimissione, mi arrivò con urgenza un referto medico: <Sulla base degli esami clinici effettuati, si attesta la presenza nel sangue di papille e vescicole del tessuto biliare. Si attesta la necessità di un ulteriore esame radiologico per diagnosticare lo stato di avanzata complicanza. Non si riscontrano cavilli intestinali, in riferimento all'intestino. Diagnosi accertata: Esantema vescicolare.>
Era una esposizione insensata e mi sfuggì un sorriso di compassione, anche se sulle prime avevo provato un grande spavento. Provai uno sconcerto da star male... Ricominciava la mia sudorazione. Sì, io stavo male, ma sopratutto per la crudeltà di quelle parole... Mi chiesi più volte è un referto medico o, una sentenza di morte?
“Cara Pinuccia, ci sentiamo la prossima volta. Abbraccio te e i miei lettori.”

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