L'umana commedia (4a parte) | Prosa e racconti | Francesco Andrea Maiello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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L'umana commedia (4a parte)

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Al tempo di oggi, infatti, gli insegnamenti dei genitori sempre più spesso vengono a mancare per motivi di lavoro, ed in questo vuoto si inserisce la televisione (e i telefonini) che, noncurante di tutto, nell’ottica dell’audience manda in onda programmi per diventar famosi (o l'isola dei famosi) e li rinchiude, addirittura, per giorni e giorni in una casa. Inoltre la tv odierna è anche palcoscenico e cattedra di psicologia e psichiatria col fior fior dei professori che spiegano la vita in diretta, quando non è presa da pettegolezzi sui soliti personaggi.
Ed allora viva l’eredità che ti spinge a ragionar anche per la soluzione di eventi delittuosi (Chiara, Sara, Yara) senza arma né movente e col DNA a complicar l’indagine. Di certo non son gialli con due soli personaggi, vittima e presunto colpevole con nervi sempre saldi ma, se non c'è coscienza, vi sarà mai verità?
Meglio le pene terrene dell’umana giustizia che l’eterno rammarico per il divin giudizio e ve lo dice uno di ritorno dall'aldilà tra scenari di sogni, fantasie, follie e veri film luce.
Comunque da via Poma a Garlasco, siam tutti dei Maigret, oltre che commissari tecnici di una nazionale che, senza più aborigeni nella serie superiore, a stento si mantiene a galla. Per nostra gran fortuna abbiamo la Pellegrini in vasca, ma se i neri imparano a nuotare, anche in piscina per noi bianchi sarà dura e, ironia della sorte, per una questione di fibre (muscolari) bianche!
 
Tra tutte queste digressioni mi accingo a salire il monte e, se Dante vi trovò la lupa, io mi sono perso tra le anastomosi dei vasi ed a questo punto trovare la strada giusta diventa un vero rompicapo. Per fortuna mi sovviene il canale vertebrale e, seguendo il decorso del midollo spinale, in un breve lasso di tempo arrivo al 4° ventricolo, al cui apice imbocco uno stretto canale con su scritto acquedotto di Silvio.
 
E proprio nello squallore di questa periferia corticale mi sovviene Silvia del Leopardi:
 
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
 
e qui la mente difilato (e sfinita) vola a Silvio e alla sua bellezza immortale con quella faccia così stirata senza la minima piega. Da qui comincia pure a declamar “Silviade” dall'Eneide se il nostro Presidente, emerito rappresentante della stirpe italica e vero amante latino, non a caso è il diretto discendente dei Silvi, di Enea e di Venere, dea della bellezza:
 
Cantami, o musa,
le gesta di Silvio che l'umanità
condusse nell'era della pace.
Si narra che fosse così bello
e seducente da fare innamorare
chiunque incrociasse.
Nell'umana veste di pater familias,
con occhio attento anche agli eredi,
di padre-padrone prese sembianze e,
con il paese mortificato da prodi invasori,
da padreterno finanche
così profferì: Italia rialzati,
paragonandola a Lazzaro
da tempo in decomposizione!
Nella sacra veste, poi, di Mosè
divise l'italica mandria,
vero mare in tempesta,
su due sponde opposte e,
da buon pastore, indirizzò il suo gregge.
Io, dall'alto delle mie ispirate vedute
con queste scritture, lo vedo persino
vestire i panni del biblico Noè
con il gravoso compito di traghettare
sulla nostra meravigliosa arca,
magico stivale adagiato in acque chete,
il mondo intero nell'era della pace...
 
Dopo questo breve amarcod (amaro ricordo) del Cavaliere, lungo l'acquedotto di Silvio sono arrivato al 3° ventricolo cerebrale, struttura diencefalica di vitale importanza, dal momento che sulle sue sponde si espande il talamo, letto nuziale dove si genera la vita con l'apoteosi dei sensi. Proprio il talamo, infatti, è una vera stazione sensitiva con arrivi e partenze, mentre appena un poco più giù c'è l'ipotalamo, cabina di pilotaggio della vita a partire dall'ossitocina (ormone del parto e della fedeltà) fino all'ormone antidiuretico (ADH), che spegne la fiammella della vita terrena ma non certo la fiamma spirituale.

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