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De-lirando

 
Percepisco fiumi nelle cose.
Vulcani nelle creature.
Intimi intervalli di sangue.
Ritmi di correnti disalterne.
L’inavvertibile intercetto.
Gli appetiti più tentacolari.
Sveglio la sonnambula realtà.
I ricordi rimossi-sommersi nell’inconscio.
Impavido oso l’inosabile.
Una breccia sull’inesplorabile.
L’inespresso immagino, il non-detto.
Che utopia rimanga
ininterrottamente incompiuta!
Perch’io la sete bramo più che l’acqua.
E chiedo soccorso all’immaginazione,
ad un arcobaleno.
Irrompo nell’inarticolato.
L’inesprimibile trafugo.
E deraglio e naufrago
con le mie visioni
come scarabocchi sgorbi di marmocchi.
Rendo intellettuali le emozioni.
E disvoglio ciò che volli per rivolere.
Combino e combatto coi miei conflitti.
Tremo per l’istante che moltiplica le tensioni.
Cacciatore di stelle e pipistrelli.
Sensations’ Seeker.
Medium del mio inconscio.
Setaccio il setacciabile.
I punti più sensibili del senso.
Nel tentativo di approssimarmi
quanto più possibile.
In lotta donchisciotte contro l’ineffabile.
Stilliciderò le parole che oso.
 
A volte c’è un senso che vuol farsi suono.
Altre volte un suono che vuol farsi senso.
E la musica traduco in colore.
Il sapore in un suono.
Il gesto in un odore.
La luce si fa grido.
L’ombra silenzio.
E il dolore
s-frutto senza pudore,
centauro gaudioso
che esibisco come bellezza.
 
 
 "La pazzia prolunga l'infanzia" (Erasmo da Rotterdam, "Elogio della Follia")

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