A Tale of the Past - Una favola del passato. (Capitolo uno parte Due) Versione italiana | RV International | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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A Tale of the Past - Una favola del passato. (Capitolo uno parte Due) Versione italiana

CAPITOLO 1 / Parte 2

 “Aspetta un po’, Carlo. Ora ti racconto come Nonna Maria ebbe la sua rivincita sopra una delle sue rivali in amore.

Sappi che se mio nonno Francesco era l’indiscusso sovrano nel suo impero di lavoro in Ungheria, Nonna Maria era altrettanto la sovrana a Nimis. Francesco durante lunghi anni di lavoro all’estero aveva accumulato una discreta fortuna che aveva trasformato in una vasta proprietà agricola, che comprendeva la residenza patronale, una larga costruzione su tre piani, il cui seminterrato ospitava la cantina con dozzine di larghe botti dove il vino era lasciato stagionare. Sul lato opposto alla casa patrizia, sorgeva la residenza dei coloni che lavoravano le campagne e che accudivano alle stalle. Tra i due edifici c’era un ampio cortile coperto con un pergolato di uva Americana la quale manteneva una piacevole frescura durante i mesi caldi dell’estate Friulana. Sullo sfondo si potevano intravedere le stalle. La stalla minore ospitava i cavalli da tiro usati nei lavori campestri ed in più vi si trovavano sempre un paio di robusti e veloci cavalli adderstrati per il tiro dei calessi. Come in tutte quelle residenze agricole di allora anche qui troneggiava una stalla di più ampie dimensioni dove alle mangiatoie si trovavano ben allineate un paio di dozzine di vacche svizzere, che per la maggior parte del tempo se ne stavano sdraiate su letti di paglia intente a ruminare le biade. Quella stalla era importante per la vita del luogo perché non solo da lì era prodotta una buona quantità di latte per i loro burro e formaggio, ma durante le lunghe e fredde notti invernali veniva trasformava in luogo di riunione per coloro che vivevano nel podere. Al disopra delle stalle vi era un capace fienile, che emanava quel caldo e dolciastro profumo di erbe secche ed era in grado di contenere abbastanza foraggio a mantenere in vita quel bestiame durante la stagione fredda. Intorno c’era una larga braita, (N.B. la campagna recintata con le coltivazioni attorno alla casa) con alberi da frutta e dove su letti ben concimati crescevano vegetali in abbondanza per la casa ed il mercato locale. Tutto il podere era poi racchiuso da un muro di cinta che aveva sul fronte un grande portone di entrata. Purtroppo oggi quella magnifica proprietà non esiste più`. Venne distrutta durante l’ultima Guerra Mondiale, allorché le truppe tedesche diedero fuoco al paese di Nimis e ad altre frazioni limitrofe in cui i Partigiani a quei tempi avevano temerariamente installato la loro roccaforte. Oggi come oggi, dove esisteva la proprietà dei Tullio, è nato un nuovo villaggio con belle villette a due piani ben allineate e che danno vita al luogo.”

“Grazie Mama, ora ho una chiara visione del luogo e mi sarà più facile vederne la vita di allora.”

“Mi devi scusare di queste mie divagazioni, Carlo, ma penso fossero necessarie prima di inoltrarmi nel racconto della vita dei Tullio. Orbene sappi ora che Nonna Maria era responsabile di quel piccolo regno, e senzaltro ne era la regina indiscussa.”

“Dalla tua descrizione posso ricreare la visione di quel luogo che vedo rustico e signorine allo stesso tempo. E` un vero peccato che l’inclemenza della guerra lo abbia distrutto.”

“Si, e’ stata una perdita enorme, caro Carlo. Lo sai che da giovane vissi a Nimis per un paio di anni? Il luogo era veramente magnifico, credimi. Ma ti narrerò di come e perché vissi a Nimis un altro tempo. Ora lasciami ritornare a quello che volevo raccontarti della Nonna Maria.”

“Sei propio loquace oggi. Grazie Mama di farmi rivivere quei giorni lontani.”

 “Nonna Maria era una donna molto bella ed elegante per quei tempi, come d’altronde lo erano tutti nella famiglia. Era di carattere aperto e ospitale sebbene fosse severa con i figli e la servitù. Ma allo stesso tempo era pure comprensiva nelle loro necessità, e caritatevole con chi era afflitto da avversità.”

“Sicche` era la vera padrona di casa Tullio. E` questo quanto mi vuoi dire?”

“Si lo era. Questo è il punto che volevo tu comprendessi bene prima dell’inizio del mio racconto.”

“Ed allora cosa sucesse?”

“Era un tardo pomeriggio di fine estate che arrivò nella loro proprietà un calesse sul quale vi era una giovane signora, alquanto distinta e ben vestita. Come dettato dalla moda del tempo portava abiti scuri. Il primo approccio fu fatto da parte del cocchiere che andò a bussare alla porta della casa patrizia. Era una cosa insolita che viaggiatori arrivassero se non prima annunciati.

“Nonna Maria, sul momento fu alquanto sorpresa e sorsero in lei mille domande nel vedere che sul calesse vi era quella povera giovane sconosciuta che appariva stremata dalle fatiche, possibilmente causate da un viaggio molto lungo. Inoltre quando quella donna arrivò alla porta di casa, notò  che i suoi grandi occhi verdi erano arrossati e stanchi. Pensò che ciò fosse dovuto ad un lungo pianto.”

“E’ questa la dimora di Francesco Tullio?” Chiese la donna con un accento straniero. Nonna Maria con sorpresa e interesse studiò la donna in fronte a lei e pensò, “Cosa mai vorrà questa sconosciuta?”  

Poi rivolgendosi a lei, “Mi dica, come posso aiutarla?”

“Desidero vedere il Sig. Francesco. E’ una cosa molto importante e personale.”

A quella richiesta Nonna Maria incominciò a sospettare una nuova tresca del marito, ma rispose gentilmente perché voleva sapere di più, “Mi dica, forse la posso aiutare.”

“Sono qui perché è per causa sua che mio padre mi ha cacciato da casa. So che Francesco sarà lieto di vedermi e non mi negherà il suo aiuto. Vengo da molto lontano e non conosco nessuno qui intorno che possa aiutarmi. Non so dove andare o cosa fare. Solo lui può aiutarmi anche perché dopo un viaggio così lungo sono rimasta con ben pochi florini.”

“Mia cara signora, sappi che Francesco ritorna a Nimis solamente nel periodo invernale. Non so dirle dove sia esattamente, so solo che è in Ungheria.”

“Ci siamo conosciuti la`. Per mesi abbiamo vissuto assieme in Transylvania. Questo è il motivo per cui sono venuta qua sperando di trovarlo perché voglio chiedergli che si decida a mantenere la sua promessa di sposarmi. Me lo disse molte volte quando si viveva assieme.”

“E` meglio che entri ora. Io sono Maria. Venga con me e si accomodi in salotto. Là potremo parlare più comodamente, con una buona tazza di caffè in fronte a noi.”

“Grazie Maria, io sono Ilona.” Rispose con un sospiro di sollievo la giovane donna.

E cosi` la buona anima di Nonna Maria lasciò che quella donna entrasse nella sua casa. Solo cosi sarebbe venuta a conoscere cosa veramente succedeva dientro le quinte. Maria intuiva che questa era una delle solite storie del suo bel Francesco, quindi era naturale che ardesse dal desiderio di conoscere sino in fondo cosa questa cascamorta di Ilona aveva progettato di fare. Naturalmente Nonna Maria si guardò bene di rivelare immediatamente a Ilona chi lei fosse realmente, ma lo avrebbe fatto piu` tardi, e con piacere. Vi fu una breve conversazione del più e del meno sul viaggio di Ilona e dei luoghi da dove proveniva, poi Nonna Maria le disse, “Bene Ilona, penso che se Francesco fosse qui t’inviterebbe a stare con noi per un po’. Ti faccio preparare una bella camera, dove potrai riposare ed un bagno caldo così potrai rilassarti dalle fatiche del lungo viaggio. Piu` tardi, dopo che ti sarai ben riposata, ceneremo assieme, e in quell’occasione avrai modo di  conoscere gli altri appartenenti alla famiglia di Francesco.”

La cena fu servita nella sala da pranzo, una stanza severa con mobilia in noce massiccio, costruita da artigiani locali. Il tavolo era grande abbastanza capace di accomodare almeno venti persone nelle occasioni speciali. Ma quella sera, a cena con Nonna Maria, vi erano solamente alcuni bambini. L’ultimo era ancora un lattante mentre gli altri salivano in scala progressiva con il maggiore non più che dodicenne. Ilona fu stupita nel vedersi attorniata da quella moltitudine di giovincelli, che apparivano ben educati, e mangiavano la loro cena quasi in silenzio. Nonostante che alcuni timori le stessero nascendo, non disse una parola a riguardo. Alla fine della cena, Nonna Maria invitò Ilona a bere assieme un biccherino di liquore e chiese ai ragazzi di raggiungerle nel salotto per le dovute presentazioni a Ilona. Nonna Maria si sedette in modo rilassato in una poltrona opposta a Ilona. Poi chiamò a se i ragazzi, ed incominciò ad introdurli ad Ilona.

“Questo è Valentino, il figlio maggiore di Francesco, e questo è Toni, il secondogenito. Questa è …Rita di cinque anni piu` giovane di Toni. Ma tra i due vi sono due altri figli che ora sono a scuola a Udine. Quello in fasce è Edoardo, l’ultimo figlio di Francesco, e quell’altra che incomincia a sgambettare ora è Caterina e quella più grandicella è Gigia. Forse questo ti sorprenderà un po’, vero Ilona? Penso che per ora avrai immaginato chi sia io. Naturalmente io sono la madre di tutti questi ragazzi che hai appena conosciuto.”

La povera Ilona era visibilmente sbiancata in viso e silenziose lacrime stavano scorrendo lungo le sue guancie. Si rendeva conto che il suo sogno romantico con Francesco era divenuto insostenibile, e non riusciva a trovare parole adatte per rispondere a Maria.

Nonna Maria sentì la compassione nascere in lei per colei che doveva essere la sua avversaria in amore. Ma ugualmente sentì pena per quella povera donna. Le si avvicinò, e gentilmente le prese una mano, “Comprendo il dolore che puoi provare, Ilona, e non vorrei essere nei tuoi panni. So che al momento non hai un tetto amico, sicché se vuoi, puoi rimanere con noi per un paio di settimane e sarai benvenuta da me. Nel frattempo avrai modo di cercati una sistemazione per la tua vita furura. Sappi che ho pure alcuni risparmi che ti darò come aiuto finanziario per il tuo prossimo viaggio. Inoltre mia cara eccoti anche un piccolo consiglio da amica. Sii piu` prudente la prossimo volta allorché troverai un bel uomo che ti corteggia. Cerca di sapere come prima cosa se egli è veramente scapolo o se, come in questo caso, nasconde una famiglia numerosa.”

Ilona era completamente preda dello disconforto, e singhiozzava rumorosamente senza ritegno. Nonna Maria la abbracciò e sentì di aver agito verso di lei come una sorella maggiore. Beh, dopo tutto si sentiva pure felice. Sapeva di aver vinto la sua battaglia. Ilona se ne sarebbe andata per la sua strada e certamente non avrebbe mai più cercato di rivedere il suo Francesco. Maria dal canto suo sapeva che avrebbe mantenuto per se quel segreto. Pensava che non ne valesse la pena di parlarne con Francesco, in particolare durante le vacanze di Natale quando lui sarebbe ritornato a casa per lei e per tutti i suoi figli.”

“What an amazing story, mum! E` incredibile. Quanto mi hai raccontato sembra sia stato creato dall’immaginazione di uno scrittore. Certo che da quei due tipi, come I tuoi nonni, ci si può aspettare di tutto. Ora mi sento fiero di appartenere alla loro discendenza, e capisco meglio da dove proviene quel tuo spirito combattivo che ben conosco.”

“Vedo che cominci a capire di che stoffa erano i Tullio. Sono ancora tutta presa dall’eccitazione, per cui penso ci voglia un nuovo brindisi alla memoria di Nonno Francesco e Nonna Maria. Li conosci un po meglio e sei entrato nella famiglia Tullio, anche se un po in ritardo. Ma vedi quello che ti racconto oggi era purtroppo tabù cinquant’anni orsono. Queste sono le ragioni per cui sono stata restia nel parlarti di loro, ma con un po` di pazienza avrai modo di comprenderli meglio in un prossimo futuro.”

“Se solo potessi, vorrei che mi raccontassi la loro storia tutta di un fiato. Grazie ugualmente. Con questo principio mi sento preso dal desiderio di saper tutto di loro e al più presto.”

“Va bene Carlo, beh, ma cosa aspetti? Quando vai a prendere questa bottiglia in cantina? Sono in vena di parlare del passato. Non vedi come questo vino mi rende loquace?”

Quella sera rimasi a cena con lei. Ritornammo indietro col pensiero di molti anni, a quei giorni in cui si viveva assieme e si godeva di quelle piccole gioie famigliari tra madre e figlio.

Mama continuò a sorseggiare il suo Ramandul, che le infondeva calore e una parlantina inaspettata. Fu in quella sera che mi fece una richiesta inaspettata. Mi chiese se il prossimo fine settimana, l’avrei potuta portare a fare una gita lungo la costa perché sentiva il desiderio di vedere l’oceano.

“Ho nostalgia delle acque marine e voglio vedere quelle alte creste bianche e spummeggianti infrangersi sugli alti scogli lungo la costa. Gli oceani hanno una vita tutta loro di forza che m’imprime soggezione. Ma ti dico onestamente una cosa. Sappi che non intendo attraversare nuovamente quelle acque. L’Australia mi ospita da lungo tempo, mi è casa e vita da oltre un ventennio e posso dire che è ora il mio paese adottivo. E` qui che voglio un giorno le mie ossa riposino in pace. Ma devi promettimi una cosa, Carlo. Sulla mia tomba voglio vi sia unicamente una semplice croce di legno con inciso solo il mio nome. Ricordati, non voglio scritti falsi epitaffi di amore o simpatia. Ti ho sempre insegnato che il vero amore deve essere tenuto nel cuore di chi ama. L’amore è una cosa che non deve essere reclamizzata pubblicamente, specialmente in un luogo sacro come il Campo Santo.”

Mentre mia madre attendeva per il suo the al limone, si addormentò pacificamente. Aiutai Julia a portarla a letto e quando la vidi che era ben sistemata le diedi un bacio sulla guancia prima di andarmene. Era in pace e rilassata, e ormai vagava nei suoi sogni del passato. Ossrvandola, pensai che per lei ora la vita passata era il suo vero mondo pieno di amore e di passioni. Compresi che per lei il presente aveva perso significato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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