Romancing the Maya (Versione Italiana) Parte tre | RV International | Carlo Gabbi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Romancing the Maya (Versione Italiana) Parte tre

 
 
 
 
Parte tre
Riconobbi immediatamente Grandpa. Era il sacerdote che spesso sedeva al mio capezzale, chi mi obbligava a bere la bevanda sacra di funghi con strani poteri.
Era di statura piuttosto bassa, con una folta criniera bianca ma ancora forte come può esserlo una vecchia quercia temperata dai venti secolari. Calzava bianchi pantaloni di sotto a una larga camicia pure bianca, arricchita da larghe bande orizzontali aventi decorazioni mitiche e che alternavano scene pastorali co
n altre aventi festoni di forma geometrica.
“Benvenuti nella mia dimora.” Fu il suo saluto augurale. “Mi fa piacere di notare che il mio giovane uomo cammina nuovamente. Le nostre divinità ti hanno punito perché hai violato quel luogo sacro dove, gli spiriti dei nostri antennati riposano il sonno della morte. Pregherò gli dei per te, chiedendo a loro di concederti il perdono a tale intrusione. Farò pure offerte in tuo nome sicché tu possa essere nuovamente ben accetto alle divinità.”
“Sono grato per tali intercessioni in mio favore, Grandpa.” Risposi con il dovuto rispetto al sacerdote.
“Il mio desidero è di unire pure le mie preghiere alle vostre nel chiedere perdono agli dei,  e l’intercessione della loro protezione. Vorrei pure di conoscere le leggende dell’ultimo Sovrano Maya e come la Città della Luna fu distrutta.”
 “Mio giovane uomo, potrei narrarti molte cose riguardo il nostro passato, ma prima di farlo abbisogno l’approvazione dagli spiriti atavici di rendere noto tali segreti a gente che non appartiene al nostro popolo.”
“Presuppongo che lei, come Grande Sacerdote della città scomparsa, sia a conoscenza delle leggende di tutti i regnanti, i loro cavalieri e di quei guerrieri che, durante la lunga era furono gli artefici di creare un grande impero. Vorrei conoscere come e perché la città, raggiungendo l’apice della gloria, venne poi distrutta dal fuoco e abbandonata. Chi fu veramente il responsabile del genocidio e la completa distruzione di un popolo e la loro città?”
“Caro figliolo, devi sapere che, le leggende del passato sono molte e diverse. La maggioranza parlano a lungo del mio popolo. Le conosco bene e mi furono tramandate da mio padre, il quale, per oltre trent’anni fu il Grande Sacerdote, prima di me, di questa città. Officiava sul luogo, dove nel passato esisteva il tempio del Serpente Piumato. Divenni il suo erede, e in tempo imparai da lui come esercitare i poteri divinatori e come usarli nelle tradizioni religiose. Occorsero anni d’insegnamento da parte sua e divenni l’eletto a ricevere i voti sacerdotali poiché ero il figlio maggiore, l’incontestabile erede nella continuazione dei riti e per essere l’intermediario tra gli dei e il popolo di fedeli, e mantenere accesa la tradizione dei doveri dovuti agli dei. Ero pure l’officiatore delle cose occulte e magiche che fanno pure parte della nostra religione. Come Gran Sacerdote, è mio dovere intercedere gli dei, per il benessere del nostro popolo, con preghiere, sacrifici, e rituali liturgici. Quindi alla morte di mio padre, ereditai ufficialmente tutti i sui poteri.”
“Umilmente chiedo il suo aiuto, Grandpa. Il mio desiderio è di far conoscere nel mondo da cui vengo quale sia la grandezza di questa città. Credo che io sia il giusto intermediario nel creare la connessione tra la vostra antica civilizzazione e il mondo moderno. I fatti che io verrò a conoscere attraverso l’intercessione degli dei, verranno narrati da me in libri che saranno letti da studiosi. In questo modo la Città della Luna ritornerà in vita e la sua fama emergerà attraverso le sue leggende. Quanto narrerò, ridaranno un nuovo splendore alle passate dinastie Maya.”
“Userò i poteri divini riposti in me,  nell’invitare lo spirito di Tula, Lord of Five Thunders, a un convegno con noi. (Tula, il Signore dei Cinque Tuoni). Egli fu l’ultimo della dinastia regnante sulla Città della Luna. Gli chiederò di apparire in fronte a noi mortali in forme umane, e che ci racconti con la sua viva voce, i fatti che condussero alla distruzione della sua citta`.
Mentre pregherò il suo spirito, chiederò pure intercessione agli altri Dei per far si che ci appaia nel fulgore delle sue regalie mentre risponderà alle nostre domande.”
Mi sentivo euforico nel sapere che presto avrei udito la rivelazione di Tula e i suoi segreti direttamente dalla sua voce umana. Con rispetto m’inchinai di fronte al Grande Sacerdote.
“Grandpa, Credo che dopo innumerevoli secoli, sia giunto il giorno in cui, le verità di Lord Tula e del suo regno, e la legenda della passata civilizzazione di questa città, sia conosciuta al di là delle mura di questa città.”
“Ricordati figliolo, abbisogno di molto tempo per questa preparazione. Mi ci vorrà tutta la prossima settimana in preghiere e offerte agli dei. Chiederò agli altri sacerdoti di iniziare la preparazione del Ki, La sacra bevanda, la quale farà parte della nostra comunione durante la notte in cui Lord Tula verrà tra noi. La sua apparizione sarà resa possibile attraverso il potere magico della sacra bevanda, che ci darà la possibilità di stabilire i contatti con il grande Re, ed essere testimoni della sua reincarnazione. Quando Lord Tula si troverà tra noi, con il suo messaggio, conosceremo molte verità del passato. E` tempo ora che ritorni alla tua dimora. Quanto prima t’informerò quale sarà il giorno propizio per incontrare lo spirito di Lord Tula.”
~*~     
Alcuni giorni più tardi Maria mi diede il messaggio del vecchio patriarca, dicendomi,
“Le preghiere di Grandpa, sono state finalmente ascoltate dagli Dei. La riunione avverrà nella notte del prossimo mercoledì illuminata dal plenilunio e più accetto agli Dei. Il rito, con preghiere e sacrifici avverrà sul luogo, dove esistono i resti del Tempio del Feathered Serpent. Ci uniremo in quel luogo al resto della congregazione di fedeli.
Nela sera prefissa ci unimmo ai fedeli, sacerdoti e dignitari.
Grandpa portava le insegne dell’alta gerarchia vestendo una suntuosa tunica con le regalie della sua posizione sacerdotale, ricamata in rosso e fili d’oro. Sul capo aveva un alto cappello piumato che rappresentava la somma posizione come sacerdote Maya. L’altare sacrificale era stato allestito sul luogo e vicino era tenuta una capra pronta per il sacrificio propiziatorio verso la divinità suprema, The Feathered Serpent, e lo spirito di Tula, Lord of Five Thunders, l’ultimo regnante della città scomparsa.
Uno dei sacerdoti più anziani, coadiuvato da due novizi, era intento alla finale preparazione del Ky, il beveraggio a base di funghi con poteri allucinogeni, che ora veniva mescolato ad altri ingredienti, tenuti segreti al resto degli accoliti.
Il Ky, pronto per la cerimonia finale, fu versato entro il Tzima, il vecchio sacro calice col quale si perpetuava la comunione.
Maria e io eravamo parte degli accoliti, e con essi si formava un circolo attorno all’altare. Al centro della comunità si trovava Grandpa, l’officiante dei riti, aiutato da una schiera di sacerdoti minori nella celebrazione. Vennero intonati dai celebranti, inni sacri di ringraziamento agli dei e i presenti furono invitati ad unirsi nel canto. Grandpa appariva maestoso nella regalia delle sue vesti di celebrante, riccamente ricamate con disegni carismatici in rosso e filamenti d’oro e ora portava un differente copricapo, simbolo dei suoi supremi poteri come sacerdote del Serpente Piumato. Il copricapo raffigurava un’aquila, adorna con una varietà di rare piume multicolori, espressione tangibile dei poteri sacerdotali.
Grandpa intonò un inno sacro in una marcata voce tenorile. Era un inno propiziante gli Dei in un soave e melodioso ritmo, e, chiedendo loro di accettare il sacrificio e l’offerta, e di ascoltare le preghiere rivolte dall’Alto Sacerdote a loro. Fece pure un palese Invito a Tula, Lord of Five Thunders, di rivelarsi al convivio dei presenti nella sua regalia mortale.  
Dopo queste preghiere, i giovani prelati camminarono tra i fedeli, passando loro il calice della sacra bevanda, e invitandoli a bere da quella sacra coppa. L’offerta del calice ai presenti si ripete` per tre volte successive, forse per far si vi fosse una completa assimilazione dei poteri magici della bevanda. Ben presto gli accoliti ebbero la sensazione che i loro corpi si liberassero dal loro peso [i]e potessero lievitare nello spazio circostante.
Nuovi inni sacri furono intonati dai sacerdoti e i presenti si unirono alla preghiera. Grazie ai poteri magici della sacra bevanda Ky e alle molte preghiere innalzate agli Dei dai presenti, avvenne il miracolo e apparve la visione spettrale di un guerriero attorniata da una luce incandescente.
Fu di fronte a questa visione che Grandpa, il gran prelato, si genuflesse.
 Solennemente, a voce alta, proclamò. “Diamo grazie agli Dei nell’aver ascoltato le nostre preghiere. Ringrazio Lord Tula, Lord of Five Thunders di essere venuto tra noi e aver accettato l’invito di sedere, una volta ancora, tra il tuo popolo per tener vivo le memorie e le leggende della tua Città.”
Strano ma vero in fronte a noi era apparsa la figura maestosa di Lord Tula, seduto sopra il trono e dal suo corpo, s’irradiava una chiara luce.
Lord of Five Thunders replico` al Grand Sacerdote con voce cristallina. “Voi presenti siete i diretti discendenti della Citta della Luna e fate parte di essa. Appartenete al popolo Maya e siatene fieri, di quanto nel passato, abbiamo creato. Abbiamo lasciato a voi la nostra saggezza di governo e le conoscenze acquisite nell’arte e nella scienza. Siate orgogliosi di essere i discendenti della più grande civilizzazione esistente.”
“My Lord.” Grandpa rispose, “Tra noi, stasera, è seduto uno straniero, che proviene da una terra lontana, al di là dei mari. Al ritorno alla sua terra, desidera di far conoscere al suo popolo, le leggende della Città della Luna e raccontare la grandezza che raggiunse.”
Fu a questo punto che azzardai di rivolgermi direttamente al grande guerriero del passato. “Maestà, quando giunsi in questo luogo venni a conoscere dal Grande Sacerdote le vostre imprese di conquista e dell’immensità del vostro Reame. Ma nessuno dei presenti può spiegare il motivo della distruzione della città e chi furono i superstiti.”
Fu allora che Lord Tula iniziò il racconto della sua storia:
Per oltre trent’anni fui sovrano della Città della Luna. Durante quel tempo consolidai i confini del reame. Ingrandii l’estensione del suo territorio, creandolo sempre più potente. In guerra occupammo molte città vicine ed estendemmo i nostri confini sino a raggiungere le lontane sponde sul mare. Divenne presto il più grande e conosciuto reame di quei giorni. Da porti lontani giunsero navi di mercanti, attratti dalle voci della nostra potenza, e incominciammo scambi commerciali. Scambiammo il nostro Mais con vasellami, gemme e indumenti preziosi.
“La nostra città venne conosciuta al di la dei mari come una nazione forte e potente. Purtroppo non vi fu unicamente gloria per noi. Tra i popoli assoggettati proliferarono nemici desiderosi di vendetta.”
Lord Tula proseguì la sua narrazione. “Tra i nostri nemici, Cawek, Lord of the Forest’a people.( popolo della Foresta) fu  il più acerrimo.
“Per anni si aveva combattuto diverse battaglie contro Cawek e il suo popolo. Fu durante l’ultima, la più acerrima, che distruggemmo la loro città col fuoco e fiamme. Ritornammo in patria con un ricco bottino e numerosi prigionieri, Tra questi vi era pure la moglie di Cawek e il figlio maggiore. La nostra tradizione vuole, che il figlio del nemico, erede al trono venga sacrificato agli dei in ricompensa dei loro favori.”
Ascoltavo attentamente la narrazione di Lord Tula, anticipando un emozionante racconto. Mi sfuggì di rimarcare, “Cosa mai successe poi?” Mancando in questo modo il mio rispetto dovuto al grande Re.
Ricevetti uno sguardo severo da parte di Grandpa, sebbene Lord Tula ignorò la mia esclamazione, riprendendo la sua narrazione, “Seguirono anni di calma e si pensava che Lord Cawek fosse stato completamente assoggettato non sentendo più parlare di lui. Stava invece nascosto nelle fitte foreste del suo vecchio impero, mentre in gran segreto addestrava una nuova armata alla guerra. Aveva giurato di vendicarsi contro di noi per l’uccisione della sua famiglia e dell’erede al trono.
“Non avrebbe mai vinto una battaglia, in un confronto diretto, poiché  le nostre forze erano maggiori. Sicché astutamente decise di prenderci con l’inganno.
“Disse al suo popolo che mai si sarebbe dato pace se prima non si fosse vendicato della morte del figlio, distruggendo la città della Luna con fuoco e fiamme, nello stesso modo che noi distruggemmo la sua città e, in quel giorno, avrebbe  completato la sua vendetta con l’uccidermi  in battaglia.   
“Quello fu il motivo per cui Kavek, rimase nascosto per lunghi anni all’interno dell’impenetrabile foresta senza far trapelare, a noi, l’esistenza del suo nuovo esercito.
“Arrivò un giorno, alla Città della Luna, un gruppo di mercanti. Dissero di venire da lontano e portavano con loro doni pregiati. In cambio chiesero di rimanere alcuni giorni nel perimetro delle mura cittadine e di avere il permesso di vendere la loro mercanzia. In buona fede accettai alle loro domande.
“Quello era null’altro che il piano astuto di Lord Cawek,  Essere all’interno della nostra città, con un nucleo dei suoi guerrieri migliori, mascherati negli umili abiti di mercanti. Due notti più tardi, nelle ore che preannunziavano l’alba, e le nostre sentinelle erano stanche dalla lunga veglia, furono assalite da quel gruppo e silenziosamente uccise.
“Aprirono poi le porte della città alle truppe di Cawek. Avevano marciato nottetempo e erano giunte all’esterno dei nostri bastioni. Entrarono indisturbate e immediatamente diedero inizio alla distruzione con fuochi che presto arsero la nostra città.     
“Venni svegliato dalle grida e dai rumori di lotta. Vedevo il lampeggiare dei fuochi attraverso la finestra. Presi subito il comando delle guardie del palazzo organizzando le difese. Con un nucleo delle mie guardie combattemmo con coraggio contro un ben più forte numero di nemici sino a mezzogiorno. Era una lotta inumana e non valse il coraggio di chi mi stava vicino. Uno a uno, caddero nella battaglia impari. Alla fine ero rimasto con una dozzina di fedeli al mio fianco. Vi fu una tregua da parte del nemico, volendo raggruppare le loro forze decimate dal valore delle mie guardie. Era giunto per noi il momento desiderato e cercammo di svincolarsi da loro e fuggire entro un passaggio secreto che si trovava  vicino e a me conosciuto. 
Fummo seguiti, ma la ristrettezza del luogo agevolò la nostra difesa e nella nuova battaglia decimammo ancor più le forze nemiche mentre i loro corpi si ammonticchiavano in fronte a noi. Entro quel tunnel non esisteva per noi il pericolo di attacchi alle nostre spalle.
Combattemmo con rinnovato vigore sino al calar della notte. A un certo momento notai che non si aveva via di scampo, si era entrati nel tunnel che conduceva agli archivi dello stato invece di quello che portava verso l’unica uscita e alla nostra possibile salvezza.
“Eravamo spossati da una ’intera giornata di lotte impari, iniziate la notte precedente. Altrettanto lo erano i nostri assalitori che ci concessero una nuova tregua. Il nostro nemico per tenerci a bada, e non darci la possibilità di sfuggir loro, accesero in fronte a noi un largo fuoco entro il tunnel. Fu l’ultima astuta mossa nemica per tenerci a bada e dar loro tempo di ostruire il passaggio, di sotto a noi, con una massa enorme di ruderi. Quel muro di pietrisco e terra chiuse a noi l’unica possibilità di ritirata e salvezza. In quel modo sigillarono la nostra tomba dalla quale mai più uscimmo vivi.
Il fato aveva così predestinato la nostra fine. Si era giusti allo stremo di ogni possibilità umana. In quell’ultimo momento tragico erano ancora in vita con me, uno dei miei figli e l’unico ufficiale rimastomi delle mie guardie. Tutti noi si soffriva per la perdita di molto sangue, dalle molte ferite ricevute in un’interminabile lotta che si era protratta per un giorno intero. Quella fu come avvenne la nostra fine. Morimmo dissanguati, e questa fu la peggiore  morte che un guerriero può aspettarsi.
~*~   
      Fine parte tre                    
   
 
 
 
 

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