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Lisa

Passeggiavo pigramente lungo il Calmaggiore. Ad un tratto scorsi una figura a circa una diecina di metri. Una Signora con un bel vestito rosso leggermente corto, dal fisico alto e slanciato e con lunghi capelli neri. Vuoi vedere, dissi tra me e me, che è la Lisa? Una “vecchia” amica che non vedevo e sentivo da anni. Scossi la testa dubbioso e mi avvicinai. Lei stava guardando una vetrina di un negozio di scarpe. Ci conoscevano sin dal tempo della scuola al Riccati. Bellissima e  desiderata da moltissimi studenti. Mi avvicinai. ” Ciao Lisa”, le dissi. Si girò lentamente, mi guardò e un sorriso si stampò sul suo viso.” Ciao Nino”, mi rispose e mi tese la mano che garbatamente strinsi.
“Ma che ci fai qui?. Le ultime notizie che ho di te erano che eri in qualche parte degli States. E, poi, incontrarci nuovamente più o meno nello stesso posto in cui ci eravamo visti l’ultima volta... che coincidenza. Non starai mica cercando ancora un ristorante?”, stavo sparando domande a raffica e lei sembrava divertirsi un mondo. Sorrideva e taceva. Poi si decise ad aprire bocca e mi disse: ”Beh, andare a mangiare al Dolada, come l’altra volta, non mi dispiacerebbe proprio”. Accusai il colpo: il ristorante non era propriamente vicino e, comunque, assai costoso. Lisa sembrò leggere nella mia mente.” Non ti preoccupare. Andiamo con la mia macchina”. Mi prese sottobraccio e andammo dove aveva parcheggiato la vettura, parlando del più o del meno. Caspita! Aveva una BMW cabrio di color grigio.
La vettura volava in autostrada. Il Dolada si trova nell’Alpago, in un cocuzzolo o quasi. Celebre per le stelle Michelin e per  aver le sette stanze dell’Hotel tinteggiate in colori diversi. Un gran bel posto.
Il vento le faceva svolazzare i capelli. Le sue lunghe gambe, e non solo, erano in bella mostra. Ogni tanto ci buttavo l’occhio. Lei sogghignava e mi disse: “Dai non fare il timido o il gentiluomo. Non te le ricordi più?”.Staccò una mano dal volante e diede una botta sulla mia coscia sinistra.
Alla fine del Fadalto iniziavano i tornanti che portavano in cima. Meglio essere concentrati sulla guida. In poco tempo arrivammo. Il luogo era splendido. La giornata bellissima e limpida. Si vedevano le cime alte delle Alpi.
Entrammo e fummo accolti dallo chef nonché proprietario. Mi riconobbe subito. Ci conoscevamo anche per motivi di lavoro.”Ehi ispettore”, mi disse.” Finalmente ti rivedo”: E mi strinse calorosamente la mano, poi si buttò a fare i complimenti a Lisa baciandola diverse volte.
“Siete miei ospiti” ci disse. Lasciate fare a me”.. Ci preparò un pranzo di altissimo livello. Con Lisa cominciammo a parlare delle nostre cose. Di cosa ci era capitato in questi anni. Lei aveva “beccato” il suo pigmalione. Un italo americano danaroso che l’aveva sposata e giravano molto. Attualmente erano di stanza ad Asolo dove lui aveva comperato una villetta nei dolci declivi di quel meraviglioso posto. Si sarebbero fermati un mesetto.
Il tempo volava ed io ero in grande imbarazzo … Lo sciolse lei dicendomi:” Niente stanza rossa stavolta,. andiamo a fare due passi”. Non mi restò che ubbidire e seguirla lungo un viottolo. Tenendosi per mano continuammo a parlare come un fiume in piena. Ma era l’ora di ritornare indietro. Salutammo calorosamente il padrone a cui promettemmo che saremmo ritornati presto.
Lisa mi diede la chiave della macchina e mi disse: “Portami a casa, Nino, o meglio a Treviso”. Misi in moto la vettura e cominciai lentamente la discesa. “Ho passato una bellissima giornata, lascia che continui nella mia mente” mi sussurrò.” Non parlare”.  Appoggiò dolcemente la testa sulla mia spalla e, praticamente, non la tolse più sino all’arrivo. Il viaggio fu dolce e silenzioso.
Al momento del saluto mi diede il suo numero di telefono dicendomi:” Tra due o tre giorni chiamami. Ti mostrerò la villa. Ciao Nino”.” Ciao Lisa”
 Lentamente ripresi la strada di casa immerso in mille pensieri. Lei mi turbava sempre e avevo la sensazione che anche si divertisse.
Passarono alcuni giorni. Il suo ricordo era fisso nella mia mente, ma non volevo rivederla, mi avrebbe fatto male. Fu ancora lei a rompere il silenzio. Mi chiamò al telefono. “Allora vuoi venire si o no o vengo a prenderti io? Sei sempre il solito, vorresti e non vorresti”, mi sibilò al cellulare con fare imperioso.”Domani vengo Lisa”, aspettami.
Non fu facile trovare la villa, ma alla fine, in mezzo ad un bosco, apparve in tutto il suo splendore. Suonai e si aprì un supercancello. Entrai timidamente con l’auto. Era sulla porta ad aspettarmi, vestita come al solito di rosso: un tubino stupendo. Ci demmo un bacio e mi fece entrare poi  cominciò a farmi vedere la casa. In linea con tutto il resto.
“Non ti offro niente già so che sei astemio e non prendi mai nulla, neanche l’acqua” mi disse ridendo,” ma ho una sorpresa per te. Ti ricordi quella volta nella stanza rossa del Dolada che mentre facevamo all’amore nell’aria c’era la musica del Bolero di Ravel?.  E come che me lo ricordavo …
Mi offrì la sua mano e mi guidò in camera da letto. Armeggiò con il video registratore e apparvero le immagini finali del film Bolero di Lelouch. Musica e danza …  Lei cominciò a spogliarsi lentamente mentre io ero seduto sul letto. Cominciai a levarmi la roba di dosso. La musica cresceva di tono sempre più, ma in maniera leggera. Lisa era bellissima:  un seno stupendo, un lato B perfetto, due gambe che non finivano mai. Ci abbracciamo e ci baciammo in maniera dolce, ma allo stesso tempo impetuosa. Ci lasciammo andare al desiderio e al piacere. Quando tutto fu finito,,lei si alzò e rimise il DVD nel posto esatto. Approfittai per ammirare il suo sedere. “ Nino non perdi mai il vizio ,sempre quello ti metti a guardare” mi disse ridendo. Si buttò sul letto e mentre il Bolero iniziava appoggiò la sua testa sul mio petto. Io le accarezzavo i capelli. La musica incalzava. Che musica, che dolcezza, che momenti!.
Poi, piano piano ci ricomponemmo. “Vuoi una Coca?” mi disse.” Yes cara grazie “risposi.
Uscimmo in giardino con la speranza che il tempo potesse fermarsi … Poi ci alzammo lentamente,
ci baciammo a lungo e teneramente,  Entrai in macchina e misi in moto.” Ciao Lisa”:” Ciao Nino.,a presto”. Andai verso casa guidando lentamente nella statale. Molti pensieri si arrovellavano nella mia testa.
 

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